In cambio alleanza tra i due in Africa. Scaroni: "Pechino deve abbandonare il carbone, mercato tra i più importanti al mondo"
dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTIPECHINO - Anche Eni guarda alla Cina con occhi nuovi. Presente nel Mar Cinese Meridionale dal 1984 con una modesta attività estrattiva, 12 mila barili di petrolio al giorno su un totale azienda di 18 milioni, il gigante italiano rilancia la sfida ai mercati energetici del futuro puntando sullo "shale" gas (quello contenuto in alcune pietre porose) e coinvolgendo Pechino in nuove esplorazione congiunte in Africa.
L'amministratore delegato Paolo Scaroni ha firmato ieri un documento d'intesa con Cncp-Petrochina, prima compagnia d'idrocarburi al mondo, che stabilisce "un ampio spettro di possibili opportunità di business sia in Cina che a livello internazionale". L'accordo prevede un forte impegno di Eni in Oriente, a livello economico, di ricerca, di tecnologia e d'esperienza nell'estrazione di gas non convenzionale, in cambio di una partnership italo-cinese nei Paesi africani energetici, dove Eni è il produttore leader.
"La Cina è il primo consumatore di energia del mondo - ha detto Scaroni - ma va ancora a carbone. Solo il 3% della sua energia, in gran parte elettrica, deriva dal gas. Ne consuma meno dell'Italia, un settimo rispetto agli Usa.
Dovendo alimentare la crescita globale più sostenuta, ed essendosi impegnata a tagliare le emissioni inquinanti del 40% entro il 2020, è chiaro che sta per aprire un mercato del gas molto interessante, anche a livello upstream". La condizione posta da Pechino, ha ricordato Scaroni, è di avere gas cinese, per non continuare a dipendere dall'estero, come con il petrolio. Fornire gas alla Cina assieme ai suoi big dell'energia nazionale è l'affare a cui punta Eni, forte dell'esperienza nello "shale" gas avviata nel 2008 negli Usa, attraverso la controllata Quicksilver.
Lo "shale" gas è più costoso, ma grazie alle nuove tecnologie è possibile sfruttare giacimenti fino a ieri lasciati a riposo. "Si pensa che in Cina - ha detto Scaroni - il gas sia molto, anzi moltissimo. Si tratta ora di trovare quello più sfruttabile ed economico". Per rafforzare la sua presenza in Estremo Oriente, Eni dunque è pronta a coinvolgere Cncp-Petrochina in Africa per "operazioni negli idrocarburi convenzionali e non convenzionali", offrendo ai cinesi la possibilità di acquisire una partecipazione in alcuni asset italiani. "In Africa Eni è storicamente protagonista in tutti i Paesi petroliferi. In Egitto, Algeria, Libia e Tunisia siamo leader, ma operiamo massicciamente anche in Nigeria, Congo, Angola, Mozambico e siamo alla fase esplorativa in Ghana, Togo e Mali. Considerato il boom della presenza cinese nel continente, abbiamo ritenuto opportuno guardare a nuove risorse insieme, piuttosto che da soli". Il "Memorandum of Understanding" firmato ieri a Pechino prevede sei mesi di analisi, sia sui potenziali giacimenti di gas che sul versante tecnologico, prima di avviare le iniziative previste dall'accordo tra Eni e Cncp - Petrochina. Possibili concorrenti dell'Italia sono Usa e Gran Bretagna. "In Cina - ha detto Scaroni - la nostra è una presenza piccola. Dà però grandi soddisfazioni e può portare a ulteriori sviluppi".
(22 gennaio 2011)
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