Dopo la decisione del governo del fare di seppellire il nucleare ancor prima di aver posato la prima pietra, merita segnalare, sempre in ambito di politica energetica, l’ammonimento all’Italia del commissario Ue all’Energia, Guenther Oettinger, che ha scritto al ministro dello Sviluppo economico,Paolo Romani,dicendosi preoccupato per il rapido cambiamento dello schema italiano di incentivi alle rinnovabili, e per le conseguenze che ciò potrebbe avere sugli investimenti.
Oettinger ha scritto a Romani che
“E’ fondamentale che il governo italiano crei il prima possibile un chiaro, stabile e prevedibile quadro interno di iincentivi per garantire lo sviluppo dell’energia rinnovabile. I cambiamenti che alterano i ritorni finanziari sui progetti esistenti rischiano di violare i principi generali dei diritti nazionali e dell’Unione e, inoltre, di compromettere la stabilità degli investimenti nel settore”.
L’esistenza della lettera è stata confermata dalla portavoce del commissario tedesco, che si è spinta ad ipotizzare l’apertura di una procedura d’infrazione contro i paesi che non possono fornire certezze riguardo gli incentivi agli investitori in energie rinnovabili.
Posizione bizzarra ma al contempo interessante. Bizzarra perché non si capisce per quale motivo un paese non possa essere libero di modificare a proprio piacimento, ed addirittura con minimo preavviso, uno schema di incentivi. Interessante perché, se l’Ue giunge a minacciare l’apertura di una procedura d’infrazione contro il paese che “non fornisce certezze” al quadro normativo sugli investimenti, il principio potrebbe un giorno essere esteso ben oltre gli incentivi, ed a mettere quindi sotto formale accusa l’incapacità di un paese a creare un habitat favorevole agli investimenti tutti, non solo a quelli che interessano la lobby delle rinnovabili. Pensate che rivoluzione: l’Italia finirebbe con l’essere commissariata per tutti i danni che l’esecutivo ha inflitto allo sviluppo economico cambiando in corsa le regole del gioco. Troppo bello per essere vero, ma era comunque meritevole di una riflessione onirica.
Tornando al dietrofront sul nucleare, l’audizione europa di ieri di Tremonti ha fornito, come prevedibile, la giustificazione ideologica per destare dal torpore i pennivendoli destri italiani. Rivediamo i trattati europei, ipotizzò Tremonti lo Stratega. E, in men che non si dica, ecco un florilegio di recriminazioni stampate su quanto ci è costata l’adesione all’Unione europea. Oggi si segnala, a riguardo, Libero, che con un pezzo diFranco Bechis vaneggia di un’Italia “rovinata dall’euro”, e sospira sul ritorno all’età aurea della lira, la carta igienica filigranata con cui il nostro paese distruggeva lo sviluppo della produttività ed alimentava l’inflazione.
Continua ...
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