venerdì 1 aprile 2011

"Un regalino e te ne mando tre" così funzionava il sistema-Mora

Le telefonate sul "selezionatore" delle escort di Arcore. Già in un processo a Verona a fine anni '80 la contestazione di fornire ragazze oltre che cocaina. Il linguaggio in codice rivelato dall'ex prefetto Ferrigno: "Meglio parlare di pacchi"
di PAOLO BERIZZI

MILANO - "Io faccio l'agente, non il magnaccio". Si difende così, Lele Mora, dall'accusa di fornire ragazze a pagamento. Chiusa l'inchiesta che lo vede indagato (induzione e favoreggiamento alla prostituzione) nell'ambito del Rubygate assieme al suo amico Emilio Fede, a tre collaboratori e a Nicole Minetti, le parole del manager dei vip - "non porto le tr... in giro" - rischiano però di squagliarsi di fronte alle carte giudiziarie. Dalle quali emerge un quadro un po' diverso.
INCONTRI E REGALINI
Mora contatta e mette in contatto; si sbatte per combinare incontri; promette e porta donne - molte fanno parte della sua scuderia, altre, tipo Ruby, sono "come una figlia" - a amici e conoscenti. "Te ne mando una due o tre, quante ne vuoi, te le scopi e poi gli fai il regalino". Istruisce ragazze ventenni ("vestiti da infermiera, con sotto niente", dice alla torinese Roberta Bonasia il 13 agosto 2010) inviate a fare compagnia - assieme a molte altre - a Silvio Berlusconi. Passa dal ruolo di anfitrione a quello di sensale: perché le donne - anche a pagamento - nel "sistema Mora" sono centrali. Dai tempi di Verona (era l'88-89, l'agente fu arrestato e condannato a 3 anni di carcere per traffico di cocaina; il giudice Michele Dusi nel motivare la condanna spiega che Mora cercò di difendersi sostenendo che di notte ai calciatori - del Verona, ndr - non portava droga ma solo "belle fanciulle") fino ai bunga bunga di Arcore.
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