Non tragga in inganno la carica emotiva con la quale il popolo americano ha vissuto la notizia della cattura e dell’uccisione di Osama Bin Laden. Oltre alle lacrime agli occhi e alle urla di felicità, negli Stati Uniti si è largamente diffusa la convinzione che la morte del numero uno di Al Qaeda non significa affatto aver sradicato il fenomeno criminale del quale era il massimo rappresentante. Il terrore vive e sopravvive a colui che ne era considerato il leader mondiale. Oltreoceano ci tengono a ribadirlo.
Qualcuno, dalle nostre parti, dovrebbe fare autocritica. Per la precisione tutti coloro che provano a farci credere che sia solo ed esclusivamente attraverso l’arresto dei massimi rappresentanti dell’industria del crimine che si possa sferrare un attacco mortale ad organizzazioni malavitose come la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta. La Cia, per bocca del suo direttore Leon Panetta, ieri ha fatto sapere che l’organizzazione terroristica cercherà “quasi certamente” di vendicare la morte della sua guida: “Bin Laden è morto, ma Al Qaeda no. Dobbiamo restare determinati e vigili”, ha detto. E non è un caso che nelle prossime settimane saranno rafforzate in queste settimane tutte le misure di sicurezza anti terrorismo, in America quanto in Europa.
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