Le dichiarazioni di Giovanni Brusca si colorano di giallo, forse a causa degli “stati di avanzamento” con le quali sono state diffuse. Mancino fu, secondo lui, il committente del famoso papello, le richieste dei boss in cambio della fine degli attentati, ma anche Berlusconi e Dell’Utri sono stati contattatti per le stesse ragioni. E Dell’Utri si mise a disposizione, tramite lo stalliere di Berlusconi, Mangano.
Le dichiarazioni sono state rese da Brusca durante l'udienza nell'aula bunker di Firenze dove e' in corso il processo a Francesco Tagliavia quale uno degli organizzatori delle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano.
Agli inizi del 1994 l'allora boss mafioso Giovanni Brusca, capo mandamento di San Giovanni Jato, mando' un emissario di Cosa nostra, Vittorio Mangano a Milano "per contattare Dell'Utri e Berlusconi". Dopo un colloquio con Leoluca Bagarella, che aveva preso posto di Toto' Riina al vertice della cupola mafiosa, Brusca mando' "personalmente" Mangano, che era stato per un periodo lo stalliere di Arcore, a parlare con Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi con un messaggio preciso: "Se non avessero accettato le nostre richieste, come ad esempio la concessione della revisione del maxi processo e la fine del 41 bis, noi avremmo continuato con gli attentati, a buttare le bombe".
Ad una domanda di un avvocato delle parti civili, sui motivi per i quali erano stati individuati Dell'Utri e Berlusconi per l'invio del messaggio da parte di Cosa nostra, Brusca ha risposto: "Perche' Berlusconi si apprestava a diventare il presidente del Consiglio". E il senatore Dell'Utri, secondo il racconto di Brusca cosi' avrebbe risposto a Mangano: "Mi metto a disposizione e vi ringrazio". Poi Brusca ha aggiunto che la trattativa si areno' poco dopo: "Tutto si e' bloccato con l'arresto di Mangano".
Durante la sua deposizione Brusca ha chiarito che dopo l'uccisione di Salvo Lima e quindi la fine dei contatti con i vecchi referenti di Cosa nostra, la cupola "fino al capodanno del 1993 guidata da Riina" cerco' "nuovi canali" per entrare in contatto con "politici locali con riferimenti nazionali a Roma". Ha detto Brusca tra l'altro: "La speranza era di far tornare lo Stato a trattare con noi, come aveva fatto fino al 1992 grazie all'aiuto dell'onorevole Salvo Lima. Lima era sempre disponibile, con lui potevamo contare su favori e accomodamenti. Lima si metteva a nostra disposizione e ci aiutava come poteva".
Il parlamentare democristiano Salvo Lima non era l'unico referente perche', ha detto Brusca, "avevamo contatti con altri politici locali con riferimenti nazionali" e a proposito di questi ultimi il pentito ha fatto il nome di Giulio Andreotti.
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