La manovra-bis prevede il trasferimento per esigenze tecniche e organizzative
ROMA Ve lo diciamo in burocratese, abbiate pazienza: «I dipendenti delle amministrazioni pubbliche, esclusi i magistrati, su richiesta del datore di lavoro, sono tenuti ad effettuare la prestazione in luogo di lavoro e sede diversi, sulla base di motivate esigenze, tecniche e organizzative» (articolo 1 della manovra all’attenzione del Senato, comma 29). Se avete capito qualcosa, avete capito bene: d’ora in avanti i dipendenti pubblici potranno essere trasferiti dove servono (sia pur in ambito regionale) sennò, tanti saluti. La norma non si applica solo ad alcune categorie che hanno già una regolamentazione della mobilità in atto (scuola, forze dell’ordine, università). Sintesi: su 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici, 2 milioni e 100 mila debbono stare sul chi vive. La cosa, peraltro, avviene nel momento in cui quasi duemila comuni e 30 province (nulla è più incerto di questi numeri fluttuanti) chiudono baracca e lasciano «in mobilità» circa 25-30 mila dipendenti. Dunque c’è da attendersi un inedito giro di valzer? Per avere la risposta ci siamo rivolti al segretario della Cgil Funzione pubblica, Michele Gentile, non come sindacalista ma come grande esperto di burocrazia pesante, in grado di fare l’esegesi di un testo legislativo oscuro per i più. Mobilità «Il senso è - sintetizza Gentile, in romanesco - ‘ndo me servi te metto». La possibilità di trasferire pubblici dipendenti esiste da sempre ma era, in genere, oggetto di contrattazione sindacale o con il singolo. Ora la norma si fa perentoria e riguarda tutti (con le eccezioni di cui sopra). Certo, si fa tutto d’accordo con il sindacato ma, «nelle more della contrattazione» dice sempre la legge, valgono le esigenze delle varie amministrazioni. E poiché il prossimo contratto - ammesso che affronti e deliberi su questa materia - si farà nel 2015, da qui ad allora i dipendenti possono essere spostati dove serve, nell’ambito della regione. Con buona pace di chi storce il naso.
Continua ...
http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/416299/
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