Dati inglesi dimostrano che il disordine colpisce ad età sempre più giovani. Anche in Italia i numeri non sono buoni
Una situazione allarmante viene ritratta dal rapporto inglese redatto dal National Health Service in tema di disordini alimentari e più specificatamente di anoressia: pare che gli ospedali inglesi siano alle prese con casi di ragazze affette da tali disturbi ad età impensabili: pare che in un caso sia arrivata all’ospedale in cerca di cure una bambina di addirittura tre anni, ma non mancano casi di bambine di sei anni o di sette. Insomma, una delle malattie più oscure della nostra epoca colpisce anche giovani e giovanissime.
IL DATO INGLESE – “Questa è solo la punta dell’Iceberg”, dice un medico inglese, “perché stimiamo di curare solo il 20% delle donne che hanno disturbi del genere”: in molte, infatti, non si presentano in ospedale per ricevere cure, pensando di potercela fare da sole o di non avere alcun problema: “E il 5% delle malate totali muore. Non si può mai essere sicuri”. Sono tassi di morte comparabili “alla leucemia”, scrive Dasha Nicholls, esperta di adolescenti. Questi numeri sono in effetti impressionanti: “Oltre 120 ragazzi sotto i 18 hanno dovuto accedere alle cure fin dal 2007; la maggioranza di essi avevano fra i 12 e i 16. Ma molti ne avevano meno di 10″, inclusa la già citata bambina di 3. Non solo, queste sono stime “incomplete” perché gli ospedali del NHS in molti casi “si rifiutano di diffondere i dati”, scrive ancora il Daily Mirror. Spiega una dottoressa: “La maggior parte delle giovani che hanno un disordine alimentare hanno una visione del loro corpo completamente distorta. Tutti gli altri li vedono come molto magri e scheletrici ma loro si pensano grassi. Penso che la società contribuisca a tutto questo in qualche modo”.
E IN ITALIA? – Charlotte Ord, una ragazza ex-anoressica, conferma la genesi del problema. Non ero felice con me stessa – non solo riguardo al peso, parlo di tutto. Ero soggetta a bullismo. Mi sono tolta caramelle e cioccolata, e piano piano ho saltato pranzi. Ho finito per bere tre sorsi d’acqua al giorno. Principalmente era una questione di controllo”, spiega, “sapevo di non poter controllare la mia vita e allora ho iniziato a controllare quel che mangiavo. A 15 anni, stavo per morire”. Poi, è entrata in un centro di recupero, e ora sta bene. Secondo i dati dell’associazione Anoressia e Bulimia italiana e di altri centri studi, il fenomeno dilaga anche in Italia. L’1% del campione totale ABA nel 2000 era affetto da anoressia, l’Eurispes nel 2005 parlava di “oltre 2 milioni di ragazzi tra i 12 e i 25 anni” a sperimentare disordini anoressici o bulimici, con “ogni anno, oltre 9.000 nuovi casi all’anno, prevalentemente nella fascia di età 12 – 25 anni”; e, analogamente a quanto visto per l’Inghilterra, si osserva un “abbassamento della soglia d’età di rischio che è scesa, per le ragazze, dai 14–16 anni agli 11–13, con casi di insorgenza precoce già a 7 anni”, anche se non vi sono casi limite come quello della bimba di 3 anni. L’ultimo monitoraggioancora dell’Eurispes, nel 2009, indicava il dato in costante crescita: “Cnsiderando un incremento medio annuo di circa 6 casi ogni 100.000 abitanti, come indicato dai dati del Ministero della Salute, ogni anno 3.500 persone si ammalano di anoressia. Stesso calcolo per le persone malate di bulimia: con una media di circa 10 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, si tratterebbe di circa 6.000 casi l’anno”.
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