ROMA – “E’ chi non paga le tasse che mette le mani in tasca agli italiani” ha sentenziato il premier Mario Monti. In tempi di crisi, tra blitz a Cortina e Portofino che magicamente fanno “battere” scontrini e volare gli affari e italiani, in parte, sdegnati dall’accanimento del fisco, il tema della lotta all’evasione è tornato (finalmente) centrale. Anzi centralissimo. Il risanamento del Paese e la cosiddetta “fase 2” del governo passeranno anche dal recupero del sommerso. Un mare magnum nell’economia italiana che non ha eguali in Europa e che trova pochi paragoni a livello planetario. E proprio da un paese come noi messo in ginocchio da un tasso di evasione fiscale altissimo, Taiwan, potrebbe arrivare la soluzione al problema: abbinare agli scontrini fiscali il gioco del lotto.
In Italia già si era parlato di trasformare gli scontrini fiscali ingratta e vinci nel 2009. In fase preparatoria della legge finanziaria per il 2010 venne ventilata questa possibilità che poi, come spesso accade alle cose che sembrano dettate dal buon senso, finì nel dimenticatoio. Nell’isola al largo della Cina invece dalle parole sono passati ai fatti, e con ottimi risultati.
A Taiwan, su ogni scontrino fiscale emesso da negozianti e commercianti, è stampato per obbligo di legge (pena sanzioni esemplari) un numero generato automaticamente da un sistema elettronico. Un numero come quello che da noi è stampato sui gratta e vinci appunto o sui biglietti della lotteria. In pratica quando si ordina un caffè, o forse per l’ex Formosa sarebbe meglio prendere un the ad esempio, al momento del pagamento si riceve uno scontrino fiscale regolarmente stampato che ha però anche la qualità aggiuntiva di essere un biglietto della lotteria. Ogni fine mese poi vengono estratti i numeri vincenti e il gioco è fatto. Tutti gli avventori sono naturalmente invogliati a richiedere lo scontrino, anche per acquisti di pochi centesimi, come un pacchetto di gomme. E i commercianti sono costretti, volenti o nolenti, a battere tutti gli scontrini senza possibilità di “involontarie” dimenticanze.
In caso di vittoria infine è sufficiente recarsi dall’esercente e ritirare in contanti l’ammontare della vincita. Le vincite sono basse, massimo 200 dollari. Ma questo che potrebbe apparire come un limite è invece un ulteriore stimolo: vincite basse significa infatti vincite diffuse. Da dove vengano i fondi è quasi inutile dirlo: dal recupero dell’evasione. I numeri danno infatti ragione a questa idea. Con questa trovata il governo taiwanese sta ottenendo gli effetti desiderati e anche di più, riducendo drasticamente in poco tempo la quantità di denaro nascosta al fisco: durante il primo anno di attuazione di tale politica fiscale infatti, la riscossione delle tasse è salita di oltre il 75%, portando al governo introiti praticamente raddoppiati rispetto all’anno precedente.
In Francia stanno pensando ad una soluzione simile e, considerando che in Italia si ricevono (o si dovrebbero ricevere) dai 3 ai 7 scontrini fiscali per le spese effettuate quotidianamente, si può immaginare, vista anche la passione per il gioco che gli italiani hanno, che i risultati sarebbero più che consistenti. Si tratta, sostanzialmente, di introdurre un gratta e vinci fiscale legalizzato per la riduzione dell’evasione, e il bello è che potrebbe funzionare.
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