mercoledì 1 febbraio 2012

Vuoi sapere come ragiona il tuo cervello?


Con un nuovo sistema d’analisi si possono illuminare le aree cerebrali corrispondenti alle diverse parole
Mentre si pensa alle parole da pronunciare, il cervello si attiva in determinate aree che possono essere, grazie ad un nuovo studio, individuate e fatte risaltare grazie ad un nuovo metodo d’analisi. In questo modo, spiega la Bbc illustrando lo studio basato sulle scoperte del professor Jack Gallant, presso l’Università della California a Berkeley, si potrebbero aiutare i pazienti in coma o affetti da sindrome del chiavistello a comunicare, perché le parole potrebbero essere tradotte direttamente dai segnali elettrici che il cervello emette naturalmente.
SEGNALI CEREBRALI – “Basandosi sui segnali emessi dai pazienti in ascolto, un modello di computer è stato usato per ricostruire il suono delle parole a cui i pazienti stavano pensando”, scrive il media pubblico inglese. A portare la ricerca un passo più in là è il professor Brian Pasley, sempre presso l’Università di Berkeley. Nel 2011 il professo Gallant aveva attaccato degli elettrodi al cervello dei pazienti, che erano così in grado di muovere “un cursore sullo schermo semplicemente pensando a suoni vocalici”. Una tecnica chiamata “risonanza magnetica funzionale” utilizzata per tracciare lo scorrere del sangue nel cervello si è dimostrata “promettente per capire quali parole o idee una persona stia pensando”, e studiando gli schemi dello scorrere del sangue, il gruppo di Gallant ha dimostrato che quegli schemi possono essere “utilizzati per intuire le immagini che si stanno pensando”, come a ricreare “film nel cervello”. Ora, dice il professor Pasley, “ci basiamo sul lavoro di Jack” per scoprire qualcosa di nuovo: “Come possiamo andare sempre più avanti nello studio del sistema uditivo avendo un approccio modellistico simile a quello già utilizzato?”
UN AIUTO AI PIU’ DEBOLI – La sua squadra ha “monitorato le onde cerebrali di 15 pazienti che hanno subito chirurgia per epilessie o tumori, mentre veniva fatta ascoltare la registrazione di un certo numero di parole emessa da amplificatori di diverse posizioni”. La squadra si è concentrata su un area del cervello chiamata Circonvoluzione superiore temporale, “non solo parte dell’apparato uditivo ma una delle regioni del cervello che “ci aiuta a dare senso compiuto alle parole che ascoltiamo”, dice la Bbc commentando lo studio di Pasley. Analizzando il flusso elettrico della regione, si possono di volta in volta associare segnali cerebrali alle diverse parole che i pazienti stavano ascoltando.
Sebbene gli autori avvisino che le tecniche di traduzione del pensiero siano ancora da approfondire grandemente, di certo questo è un passo avanti in questo campo di ricerca assolutamente sperimentale. “Da un punto di vista protesico, le persone che non riescono a parlare potrebbero arrivare ad avere un dispositivo che possa tradurre quel che stanno immaginando a quello che vogliono dire”.

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