Alla fine della lunga udienza, dove ha fatto dichiarazioni spontanee per replicare alle testimonianze di alcuni calciatori, tra cui quella 'fiume' Salvatore Fresi, Luciano Moggi ha stretto la mano al presidente della decima sezione penale, Luigi Fiasconaro, dove è in corso il processo alla Gea, che in precedenza lo aveva ammonito "Lei non può parlare così si ricordi che siamo in un'aula di Tribunale". Il principale imputato del processo alla ex associazione di procuratori, ha assistito così oggi all'intera udienza a Piazzale Clodio. "Mi sono divertito - ha detto ai cronisti, sorridendo, alla fine della udienza - mi sa che torno giovedì se non ho la febbre, c'é Trezeguet. Ho stretto la mano al presidente certo, non lo conoscevo è una persona per bene". Oggi in aula sono state sentiti alcuni testimoni dell'accusa rappresentata dal pm Luca Palamara, tra cui il procuratore Marco Trabucchi, i calciatori, Ilyas Zeytulaev, Victor Budyankiy, Salvatore Fresi e lo stilista napoletano Maurizio Marinella che ha spiegato nella sua testimonianza la vicenda delle cravatte vendute alla Footbal Managment per conto dello stesso Moggi.Moggi, assistito dall'avvocato Marcello Melandri, sembrava soddisfatto alla fine dell'udienza alla luce anche delle perplessità manifestate dal presidente Fiasconaro dopo la deposizione di Fresi che ha esordito dicendo di essere stato minacciato da Pasquale Gallo, manager Gea ("mi dissero che se non accettavo il Perugia mi avrebbero fatto allenare da solo in montagna") per accettare il trasferimento dalla Juventus. "Ma non mi fate dire nulla perché a forza di battute mi sono trovato nei casini, casini si fa per dire. Non sono un avvocato ma queste cose mi appassionano".
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