Prosegue, nell'ufficio della presidenza del consiglio comunale di Mazara del Vallo, la protesta dei familiari dei componenti dell'equipaggio del peschereccio mazarese, Vito Mangiaracina, sequestrato l'1 febbraio in acque internazionali da motovedette libiche. A bordo èerano tre italiani, quattro tunisini e un senegalese. I familiari sollecitano un'accelerazione delle trattative diplomatiche per il ritorno a casa dei marittimi, che si trovano attualmente a bordo dell'imbarcazione, posta in stato di fermo nel porto militare di Tripoli in attesa del procedimento giudiziario. tre italiani, quattro tunisini e un senegalese. "La protesta - dice il presidente del consiglio comunale facente funzioni, Nicolò Asaro - provoca la paralisi dell'attività istituzionale del comune". Il peschereccio fu bloccato a circa 45 miglia dalla Libia. I marittimi sono rimasti in cella per nove giorni. L'imbarcazione venne abbordata da una motovedetta libica in acque internazionali e scortata nel porto militare di Tripoli, dove si trova attualmente a disposizione delle autorità nordafricane. La liberazione dei marittimi ieri é stata chiesta anche dal deputato regionale Nicola Cristaldi (An) e dal segretario regionale del Pdci, Salvatore Petrucci
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