C'é l'azienda Ts di tendaggi di Catania, uno studio di consulenza del lavoro ad Enna, un ceramista di S. Stefano di Camastra, il parco di divertimenti Romaland di Piazza Armerina e la filiale palermitana di Banca Etica tra le 23 attività imprenditoriali che in Sicilia hanno aderito o stanno valutando di aderire al progetto Economia di comunione (Edc). I proprietari di queste imprese hanno scelto liberamente di dare un terzo dei loro utili per aiutare persone in difficoltà creando nuovi posti di lavoro e sovvenendo ai bisogni di prima necessità. "La nostra realtà locale è piccola, ma molto interessata al progetto - spiega Irene Pintus referente per la Sicilia del progetto Edc - non si tratta di no-profit, queste attività sono per il profit distribuito in modo solidale". "Sul nostro territorio il progetto si traduce in mantenimento di posti di lavoro, nella regolarizzazione dei dipendenti, nel pagare le tasse e non cedere al pizzo", ribadisce la Pintus. "Alcune attività hanno dato un contributo finanziario alle finalità dell'Edc, ma siamo ancora a metà anno e tutte le pratiche di adesione si concluderanno a settembre". Nata in Brasile nel 1991 da un'intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari, l'economia di comunione conta oggi nel mondo 789 aziende (200 sono italiane) e 7 poli industriali, realizzati attraverso un azionariato diffuso. Sono ben 536 gli azionisti siciliani che hanno investito nel primo polo europeo sorto nel 2006 a Loppiano, vicino Firenze e dove attualmente hanno sede 15 aziende.
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