giovedì 14 maggio 2009

L’incubo dell’Fbi: i bio-hacker - Scienziati fai-da-te coltivano virus con pezzi di Dna comprati sul web

E’ allarme bio-hacker negli Stati Uniti. Le autorità federali americane hanno avviato un’indagine su un presunto giro di «biologi fai da te» che sviluppano in casa ceppi virali considerati a rischio, attraverso la lavorazione di campioni di Dna sintetico acquistati su Internet da rivenditori sparsi nei Paesi in via di sviluppo. Nel mirino dell’Fbi sono finiti studenti e professionisti che hanno ricreato in casa laboratori artigianali perfettamente funzionati ma privi di minime misure di sicurezza. È il caso di Katherine Aull, 23 enne neolaureata del Mit, che ha ricostruito nel suo appartamento di Cambridge un laboratorio chimico acquistando online per soli 59 dollari un termolavoratore di Dna, una sorta di incubatrice del gene che serve a produrre ceppi virali. Ha così ricostruito una variante della E. coli necessario, a suo parere, ad aiutare la ricerca contro il cancro. In realtà l’E. coli è un batterio ad alto potenziale di rischio, lo stesso che da alcuni mesi fa aveva causato un’epidemia infettiva negli Stati Uniti a causa della sua diffusione nelle foglie di spinaci o nei pomodori. Dan Heidel, impiegato del settore aerospaziale ed ex biologo dell’Università di Seattle, ha affittato un loft di 3 mila metri quadri in un vecchio magazzino, per inventare alghe modificate in grado di produrre biocarburanti a prezzi più economici di quelli attualmente sul mercato. Spendendo 20 mila dollari, su Internet, è riuscito a mettere insieme centrifughe, serbatoi di stoccaggio per il azoto liquido e purificatori di acqua.
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http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200905articoli/43695girata.asp

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