ROMA (30 giugno) - Da domani circa 300 sindacalisti del pubblico impiego torneranno a lavorare. Entra in vigore il taglio dei distacchi sindacali previsto lo scorso febbraio da un decreto del ministro Renato Brunetta. A partire da luglio tutte le organizzazioni sindacali devono rinunciare al 15% dei loro funzionari. Per farsi un’idea, la Cgil dovrà rinunciare a 88 persone, la Cisl più o meno lo stesso, la Uil ne perderà circa una cinquantina.I numeri sarebbero stati ancora più alti se il decreto non avesse escluso una fetta molto grossa di pubblica amministrazione, cioè gli enti locali e la sanità. Ma per ministeri, enti previdenziali, agenzie fiscali, università, scuola, il sacrificio si farà sentire. E il ritorno dei sindacalisti negli uffici non sarà un’operazione semplice.Innanzitutto si tratterà di capire dove andranno destinati. Secondo un vecchio accordo tuttora in vigore, chi rientra da un distacco ha diritto a scegliere la sua nuova sede di lavoro; è un modo di aiutare chi, per dedicarsi al sindacato, ha dovuto magari lasciare la città d’origine e trasferirsi a Roma o in un capoluogo.Nel caso della scuola la data dell’1 luglio appare una scadenza puramente teorica: come fa un ex distaccato a tornare a lavorare quando le scuole sono chiuse? Né si può dire che andrà in vacanza fino a settembre, visto che nei primi sei mesi dell’anno non hanno maturato giorni di ferie.
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