MILANO (8 luglio) - Essere gli U2 non è solo un impegno è un obbligo. La più celebrata, osannata e consacrata della rock band degli ultimi due decenni, ogni volta che si riaffaccia in scena è attesa al varco: come minimo deve tenere fede al proprio passato. Quella miscela composita dove la musica è la sostanza ma non è tutto, dove contano la potenza scenica (quasi una gara muscolare, ma non solo), l’energia, e quella capacità di coinvolgere, allargando lo sguardo sul fronte delle cause nobili, tenendo fede alla sua storia e a quella del rock, almeno dagli anni 70 in poi. E allora, in questa nuova avventura che parte da un nuovo album solido e raffinato ma sempre rock, ovvero No line on the horizon e che, ieri sera, ha affrontato la prima delle sue date milanesi (77 mila spettatori ciascuna) in uno stadio San Siro stipato di pubblico in ebollizione (e per una volta con licenza di decibel, nonostante l’opposizione degli abitanti della zona), ecco la prima conferma, quella che forse (almeno ai nostri occhi e alle nostre orecchie) conta di più: la musica.
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