ROMA - Mario Chiesa - l'ex amministratore del Pio Albergo Trivulzio di Milano, il cui arresto nel febbraio '92 ha dato inizio all'indagine "Mani pulite" - deve pagare le tasse anche sulle tangenti per le quali la magistratura dispose il sequestro dopo l'accertamento, da parte della Guardia di finanza, della loro natura di provento illecito da "mazzetta". Lo ha deciso la Cassazione, che ha respinto il ricorso con cui Mario Chiesa contestava la tassazione di 215 milioni di lire - facenti parte di un tesoretto di 10,5 miliardi di lire provenienti da tangenti - che i giudici gli avevano sequestrato.In primo grado, la Commissione tributaria provinciale di Milano, nel 1997, aveva accolto il ricorso di Chiesa, sostenendo la «non redditualità delle tangenti e la non tassabilità delle somme sequestrate». Nel 2000, in appello, la Commissione tributaria regionale della Lombardia aveva invece stabilito che anche per quei 215 milioni di lire sequestrati Chiesa doveva pagare le tasse.Senza successo Chiesa, che recentemente è finito nuovamente in guai giudiziari sempre per tangenti, ha protestato in Cassazione chiedendo l'annullamento della cartella esattoriale relativa alla somma sequestrata. I supremi giudici gli hanno risposto che è del tutto ininfluente la circostanza che le tangenti siano state sottoposte a sequestro, in quanto «secondo il sistema dell'imposizione diretta, la perdita del reddito, verificatasi successivamente al periodo per il quale è stato fatto l'accertamento fiscale, non viene ad incidere sull'obbligazione tributaria ormai perfezionata». Chiesa è stato anche condannato a rifondere 3.700 euro all'Agenzia delle entrate per le spese del giudizio di Cassazione.
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