“L’imbarcazione non è stata mai avvistata”. Così c’è scritto nella relazione inviata dal prefetto di Agrigento al Ministero dell’Interno. Nessuno sa dunque da dove sia spuntato quel gommone con a bordo 5 naufraghi stremati che è stato segnalato giovedì all’alba dalle autorità maltesi alla Guardia di Finanza di Messina. Nessuno lo sa. Tranne i 5 eritrei, che hanno raccontato: “Siamo stati alla deriva per più di venti giorni, abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, ma solamente un pescatore si è fermato per darci cibo e acqua”. La loro versione, che pure pare attendibile alle organizzazioni internazionali e umanitarie, però non convince il ministero dell’Interno. “Ci sono degli elementi contrastanti”, dice Maroni. Per Econews e ItaliaRadioWeb Ambra Murè ha intervistato Pietro Marcenaro, senatore del Pd e presidente della Commissione per la tutela e la promozione dei diritti umani.
“Io mi son fatto l’opinione che ci sia stata una strage. E questo mi basta per avermi sulle responsabilità che ciascuno di noi ha per un fatto così grave”. Il senatore ci ha tenuto a rimarcare la propria distanza dalle prudenze del Viminale: “Maroni è un uomo che da sempre rifiuta le proprie responsabilità, è un uomo che rifiuta di guardare le conseguenze delle sue azioni. Lo ha fatto per Lampedusa e continua a farlo. Il fatto che di fronte a una cosa così grave l’unica cosa che esca dalla sua bocca sia di mettere in dubbio la versione di queste persone la dice lunga sulla sua figura morale, prima ancora che politica”. Il problema vero, secondo Marcenaro, non sta tanto nella diatriba sulle reciproche responsabilità che ormai da mesi segna i rapporti diplomatici tra Roma e La Valletta: “La questione tra Italia e Malta è solo uno degli aspetti che andranno chiariti, per capire se siamo di fronte all’ennesimo episodio di un conflitto che avviene sulla pelle di questi poveracci”.
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