CONTRO Annozero di Michele Santoro e Marco Travaglio, e soprattutto contro i 5 milioni e mezzo di telespettatori che hanno seguito l'ultima puntata dedicata allo scandalo del sex-gate che coinvolge il premier, ora scende in campo il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Se Scajola ha scavalcato perfino il suo vice-ministro delle Comunicazioni, vuol dire che lo scontro fra il governo e il sistema dell'informazione è arrivato ormai a un punto di non ritorno. Questa è nient'altro che una dichiarazione di guerra. Una sfida finale. Un attacco frontale a ciò che resta del servizio pubblico e della libertà di stampa nel nostro Paese. La convocazione d'autorità dei vertici Rai, da parte del ministro al quale fa capo questo settore industriale, configura oggettivamente un abuso di potere ai danni della Commissione di Vigilanza a cui spetta per legge il controllo e anche dell'Authority sulle Comunicazioni. Un'interferenza indebita, dunque, nei confronti del Parlamento e dell'Autorità di garanzia. Un'invasione di campo che può essere stata sollecitata e autorizzata solo dal delirio di onnipotenza di un presidente del Consiglio che non è più in grado evidentemente di distinguere le sue responsabilità istituzionali dai suoi interessi e dalle sue ossessioni personali.
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