Agitazioni nella maggioranza, il premier prende tempo sul rimpasto. Spunta l'ipotesi di Letta senatore a vita.
di Marco Conti
ROMA - «Così non si può andare avanti. Il Parlamento è bloccato e non per colpa nostra, ma di un presidente della Camera di parte e di regolamenti assurdi». Silvio Berlusconi non si aspettava che la battaglia campale, che i suoi parlamentari stanno conducendo alla Camera per varare entro la prossima settimana la prescrizione-breve, durasse così tanto. L’esuberanza del ministro La Russa ci ha messo del suo, ma il pacchettone di norme più o meno ad personam non solo ha mandato in soffitta (come era prevedibile) «l’epocale» riforma della giustizia, ma ha azzerato i rapporti tra maggioranza ed opposizione. Tutto ciò è motivo di ulteriore preoccupazione per il capo dello Stato. Al punto che ieri mattina, il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ha chiamato il Quirinale per spiegare i motivi della paralisi.
Il clima da battaglia ricompatta il Pdl schierato come un sol uomo a difesa del presidente del Consiglio, ma le tensioni dentro il centrodestra sono solo rimandate. Il Cavaliere punta a rinviare il chiarimento interno (compreso l’ampliamento del numero delle poltrone di governo), a dopo il voto amministrativo, ma il timore di una débacle elettorale alle prossime amministrative, spinge ministri e peones a pretendere un chiarimento a breve. Il mal di pancia ha contagiato anche la Lega alle prese con un accordo-fantasma sui rimpatri dei clandestini-tunisini, che spacca il Carroccio costringendo Bossi a fare quadrato in difesa del ministro dell’Interno. In attesa di comprendere se, come sostiene l’Udc Rao, «la Lega è vittima o complice» della strategia del Cavaliere, si avverte nella maggioranza un’aria da si salvi chi può che infittisce le riunioni delle varie fondazioni e spinge i deputati ad organizzarsi in gruppi e gruppetti.
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