I due Paesi bacchettano l’atteggiamento dell’Alleanza
TRIPOLI - Russia e Cina hanno implicitamente rinnovato le critiche all’Occidente per le operazioni militari guidate dalla Nato in Libia, dicendosi entrambe preoccupate per la situazione di guerra nel Paese nordafricano. In una dichiarazione congiunta firmata dal presidente russo, Dmitry Medvedev, e dal pari grado cinese, Hu Jintao, si reclamano una stretta aderenza e una piena osservanza delle risoluzioni numero 1970 e 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che hanno disposto l’embargo e la “no fly-zone” contro il regime di Muammar Gheddafi. I due Paesi, che sul secondo provvedimento si astennero, evitando di fare ricorso al diritto di veto, spettante loro in quanto membri permanenti del Consiglio medesimo, hanno più volte accusato l’Alleanza Atlantica di violare i limiti del mandato conferito dall’Onu. E oggi arriva una nuova, seppur implicita, sferzata sul comportamento dell’Alleanza in territorio libico.
A Tripoli, intanto, l’inviato speciale di Medvedev per l’Africa, Mikhail Margelov, ha incontrato il ministro degli Esteri libico, Abdul Ati al-Obeidi. Muammar Gheddafi “non è pronto” a lasciare il potere a Tripoli: sono state queste le parole utilizzate dall’inviato russo a Tripoli dopo il faccia a faccia con il ministro. “Alla mia domanda diretta se Gheddafi è pronto a lasciare il potere in caso di cessate il fuoco o subito dopo, il mio interlocutore mi ha detto che, a suo parere, il rais non è pronto a farlo”, ha dichiarato infatti Margelov. Nel corso del colloquio, il capo della diplomazia libica ha ribadito l’appello per un cessate il fuoco e offerto la disponibilità ad avviare negoziati in territorio neutrale. Nell’ambito del “dialogo di riconciliazione”, al-Obeidi ha detto che “potrebbe essere possibile affrontare il tema di una nuova Costituzione ed elezioni democratiche”.
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