Massimo Perla è stato interpellato in merito al caso del carcere di Montorio, a Verona, che ha aperto le porte a due cani che soffrono di depressione per la lontananza dai padroni: "In America le carceri sono già attrezzate da tempo"
Roma, 7 agosto 2011 - Anche i cani vivono emozioni e "se da un giorno all’altro si trovano senza il proprio padrone possono sentirsi persi. Invece devono essere pronti a stare in tutte le situazioni’’ per evitare ‘’un’ansia da separazione’’ dovuta a un ‘’rapporto un po’ morboso e troppo umanizzato".
Lo afferma l’addestratore Massimo Perla, conosciuto nel mondo del cinema e della televisione, interpellato in merito al caso del carcere di Montorio, a Verona, che ha aperto le porte a due cani che soffrono di depressione per la lontananza dai padroni. L’addestratore, però, gira il punto di vista e pensa ai detenuti per il quale il cane ‘’fa moltissimo e riesce a distogliere e sdrammatizzare le sofferenze della detenzione’’.
Massimo Perla ricorda quindi il progetto realizzato nella sezione femminile del carcere romano di Rebibbia dal 2003 al 2005 di educazione dei cani che venivano dai canili per poi essere affidati. "Una sensibilità da parte dell’amministrazione penitenziaria - sottolinea Perla - che potrebbe ripetersi presto su scala nazionale". "In America sono 98 le carceri con una struttura idonea ad ospitare cani e i progetti - conclude Perla - nascono già prevedendo la presenza di questi animali".
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