”Oggi la candidatura politica serve da copertura per avere l’immunità parlamentare: è un processo che si è capovolto”. Il procuratore capo della Direzione nazionale antimafia Piero Grassonon usa mezzi termini: “Non tocca alla magistratura fare le liste o curare operazioni di cosiddetta ‘bonifica politica’ – spiega a Palermo durante un incontro su giustizia e pentitismo – però i cittadini che votano candidati discutibili puntano a un vantaggio personale, fanno parte del meccanismo del voto di scambio”.
Grasso difende il valore dell’informazione contro la legge ‘Bavaglio‘, ma anche la necessità di salvaguardare la privacy: “Il magistrato ha un grandissimo potere, entra nelle vite degli altri, scava nella privacy: è un potere che va usato con cautela, che viene dato in funzione di una responsabilità precisa e non per arrivare a una gogna mediatica, ha detto il procuratore. “Bisogna evitare – ha aggiunto – qualsiasi bavaglio dell’informazione, ma occorrono delle regole. Non credo sia giusto né rilevante che tutti coloro che conoscono l’indagato debbano sapere anche i fatti più intimi che lo riguardano. La privacy dei cittadini va violata solo quando l’indagine dà effetti positivi per l’indagato. Il fine della giustizia è quello di fare processi e arrivare alla verità”.
Grasso interviene anche sulla recente scarcerazione di sei ergastolani accusati della strage di via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta: ”Tendere all’accertamento della verità è un valore irrinunciabile, dovrebbe essere un imperativo categorico da seguire anche dopo tanti anni – ha detto il procuratore – La sospensione della carcerazione dei condannati in via definitiva segue la giurisprudenza della Cassazione che prevede non si possa fare un giudizio di revisione se prima non diventa definitivo l’accertamento dei fatti che portano alla revisione. E’ una posizione estremamente garantista che però in relazione alle cose accertate è corretta, del resto sono state scarcerate persone che hanno scontato parecchi anni di carcere e taluni di questi, pare, anche ingiustamente”.
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