Del sottoufficiale della Marina, Davide Cervia, esperto di «guerre elettroniche», non si hanno notizie dal 1990
Il sergente Davide Cervia |
LA LETTERA — Lo fanno con una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Pretendiamo una risposta concreta... affinché si faccia finalmente luce su questo agghiacciante mistero di Stato». Un intrigo che dalle porte di Roma conduce al Sud del Mediterraneo, oppure al Medio Oriente, o ancora più a Est, apre scenari di guerra, rende quasi impossibile districarsi tra prove e bugie. La battaglia di una famiglia della provincia italiana alle prese con un «nemico» molto più grande e con un vuoto personale da affrontare. Erika aveva sei anni quando, il 12 settembre 1990, il padre non rientrò a casa. «Rimani segnato, e anche dopo — per quanto fossi solo una bambina — ricordo personalmente pedinamenti, telefonate mute, minacce».
I DOCUMENTI — La magistratura conferma la tesi del «sequestro a opera di ignoti» ma nel 2000 archivia per l’impossibilità di rintracciare i responsabili. Il caso resta un’inchiesta privata. Di documenti la famiglia ne ha raccolti a migliaia. Lo stesso Sismi in una relazione «riservatissima» ammette che l’indagine si fonda su «materiale di parte» e — incredibilmente — non aggiunge nulla di più. Erika e Daniele fanno il punto su carte e registrazioni, e ogni tassello si lega a un’inadempienza degli inquirenti o a un tentativo palese di insabbiamento.
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