ROMA - Segnali di una possibile fissione nucleare sono stati rilevati nel reattore due della centrale giapponese di Fukushima: i tecnici del gestore dell'impianto, la Tepco, hanno iniziato a iniettare acido borico per evitare una possibile reazione a catena. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa giapponese Kyodo. Prelievi di gas effettuati all'interno del reattore ieri hanno indicato la possibile presenza di xenon radioattivo, un gas che viene liberato in presenza di una fissione nucleare. Nessuna variazione di temperatura, pressione o livelli di radiazioni è stata invece riscontrata nel reattore dell'impianto, colpito dallo tsunami successivo al terremoto dello scorso 11 marzo. Il reattore 2 della centrale giapponese di Fukushima non si è riacceso. La reazione di fissione nucleare rilevata nelle ultime ore dalla società che lo gestisce, la Tepco, è un fenomeno parziale, «che può verificarsi in particolari condizione di densità e distribuzione geometrica del combustibile rimasto all'interno del reattore» spiega Emilio Santoro, dell'Enea. A mettere in allerta è stata l'emissione di Xenon 133 e Xenon 135, un gas velenoso che viene prodotto in condizioni normali durante le reazioni di fissione. «Poichè questo gas decade in tempi molto rapidi, è impossibile che i livelli rilevati adesso siano quelli rilasciati nell'incidente del marzo scorso». È quindi probabile che sia legato ad una reazione partita spontaneamente con il combustibile residuo rimasto nel reattore in fase di messa in sicurezza. Per questo motivo si è deciso, a scopo cautelativo, di iniettare acido di boro all'interno del circuito di raffreddamento. In questo modo sarà possibile 'spegnerè la reazione che molto probabilmente è ripartita e che non riguarda l'intero sistema.
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