di Giuseppe Pipitone
Si chiama Provvidenza Vitale. Era di turno al passaggio a livello di Cinisi la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, quando il militante di Democrazia Proletaria venne ucciso da alcuni killer di Cosa Nostra. Fino a poco fa i Carabinieri la ritennero “irreperibile”, ma nessuno la cercò realmente
Si chiama Provvidenza Vitale, avrebbe potuto essere la testimone chiave del delitto di Peppino Impastato. Era di turno al passaggio a livello di Cinisi la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, quando il militante di Democrazia Proletaria venne ucciso da alcuni killer di Cosa Nostra, ancora oggi senza volto. Ma negli ultimi trent’anni i Carabinieri di Cinisi non sono riusciti a trovarla. O meglio: si disse che era immigrata negli Stati Uniti perché rimasta vedova e sui verbali i Carabinieri scrissero semplicemente che la donna era “irreperibile”. E i magistrati e i membri della commissione parlamentare antimafia che si occuparono del caso Impastato si fidarono.
Solo che Vitale non è mai scomparsa. Tanto meno mai stata irreperibile. E salvo brevi soggiorni da alcuni parenti Oltreoceano, ha sempre abitato a casa sua, a Terrasini, cittadina attaccata a Cinisi, poco più di diecimila abitanti ad ovest di Palermo.
L’hanno scoperto pochi giorni fa gli uomini della Dia di Palermo, guidati dal colonnello Giuseppe D’Agata. Dall’omicidio di Peppino Impastato, il ragazzo che dava fastidio a Cosa Nostra dai microfoni di radio Aut, sono passati trentatré anni e mezzo. Ma nonostante tutto questo tempo gli investigatori hanno assicurato che trovare la signora Vitale non è stato poi tanto difficile. Bastava cercarla. Negli ultimi trent’anni infatti nessuno si era mai preso la briga di andare a bussare alla sua porta. Soprattutto i Carabinieri. Lo ha confermato lei stessa al sostituto procuratore della Dda di Palermo Francesco Del Bene, che stamattina si è recato a casa sua per interrogarla. Della notte in cui fu ucciso Impastato la donna ha detto di avere ricordi confusi. Sono passate tre decadi e oggi la donna ha 88 anni.
Appurato che la Provvidenza Vitale non si è quasi mai allontanata da casa (che per altro è a due passi da luogo in cui Impastato fu ucciso), che ha sempre abitato a Terrasini, dove ha cresciuto sei figli, e che addirittura uno dei suoi generi è un carabiniere, appare difficile quindi che gli ufficiali dell’Arma avessero potuto davvero cercarla senza esito. Perché per tutti questi anni i carabinieri avrebbero cercato in tutti i modi di celare agli organi inquirenti l’esistenza della teste chiave in un caso delicato come quello Impastato?
Un interrogativo che va ad alimentare la tante domande che sta suscitando la nuova indagine sul caso Impastato aperta dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo Antonio Ingroia e dal sostituto Del Bene. I due magistrati stanno cercando di scavare sui vari depistaggi che avrebbero interessato le indagini sull’omicidio del giornalista di radio Aut. “Il fatto che i magistrati abbiano ritrovato la casellante che era di turno quella notta mi riempie di felicità, confermandomi che sul caso avevamo visto giusto” ha commentato Giovanni Impastato, fratello di Peppino che in tutti questi anni si è impegnato per mantenerne viva la memoria.
Continua ...
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