l Senatùr sospende tutti gli incontri pubblici del suo
ex delfino. E Bobo ribatte: «Ma io non mollo»
Bossi e Maroni alla Camera dei Deputati
MILANO - Che la Lega non fosse più un corpo monolitico pronto a seguire Umberto Bossi lo si era capito già dall'ultima Pontida dove molti leghisti avevano innalzato uno striscione con la scritta «Roberto Maroni presidente del consiglio». I congressi avevano certificato la divisione tra maroniani e cerchio magico ma è il caso Cosentino che ha decretato e reso pubblica la spaccatura e il caos nel Carroccio, non più partito di governo ma solo di lotta. Se dalla sua nascita la Lega aveva seguito una sorta di centralismo democratico - espressione di togliattiana memoria, per spiegare che nel partito possono esserci molte posizioni ma che all'esterno deve emergere solo quella della maggioranza - ora appare evidente che ci sono due linee contrapposte, quella di Maroni da una parte e quella di Bossi dall'altra. A una settimana dalla manifestazione a Milano contro il governo Monti, il timore nella Lega è che la protesta della base che si identifica in Maroni si materializzi in piazza. Un timore che porta addirittura il direttivo nazionale della Lega Lombarda a vietare l'organizzazione di incontri pubblici a cui partecipi da solo Roberto Maroni. Sarebbe stato lo stesso Bossi «a suggerire» la direttiva già trasmessa alle segreterie leghiste che dovranno, ove organizzati, annullare gli incontri con l'ex ministro dell'Interno.
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