Il tribunale del riesame di Bari spiega il ruolo dell’ex premier nell’inchiesta sulle escort
L’allora premier Silvio Berlusconi avrebbe indotto Gianpaolo Tarantini a mentire agli inquirenti baresi che indagano sulle escort inviate da ‘Gianpi’ a casa del presidente del Consiglio e avrebbe tentato di comprare il silenzio dell’imprenditore barese. In cambio Berlusconi avrebbe fatto consegnare 500mila euro a Tarantini perche’ patteggiasse la pena a Bari ed evitasse il deposito delle intercettazioni a suo carico.
IL LATITANTE LAVITOLA – E’ questo – a quanto si apprende – quanto scrive in sostanza il tribunale del Riesame di Bari nelle 43 pagine di motivazioni dell’ordinanza (depositata oggi) con la quale il 21 novembre scorso i giudici avevano respinto la richiesta della difesa di revoca della misura cautelare in carcere per il faccendiere latitante Valter Lavitola. Questi e’ accusato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorita’ giudiziaria.
LA PROCURA DI BARI - Secondo i giudici, Berlusconi non avrebbe pagato di persona Tarantini ma tramite la sua segretaria o il suo maggiordomo che avrebbero poi consegnato il denaro a Lavitola perche’ lo facesse pervenire nelle mani di Tarantini. L’ex direttore dell’Avanti – secondo il ragionamento dei giudici – sarebbe dunque il concorrente dell’autore materiale del reato, che nella ricostruzione del Riesame sarebbe Berlusconi. Nelle motivazioni il Riesame conferma e rafforza la tesi gia’ sostenuta dal tribunale del Riesame di Napoli, che il 27 settembre 2011 aveva dichiarato la competenza territoriale della Procura di Bari. (ANSA).
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