Enrico Piovesana
Domani al Quirinale il presidente Giorgio Napolitano presiederà un Consiglio supremo di Difesa di cruciale importanza, poiché si esprimerà non solo sull’acquisto dei costosissimi cacciabombardieri F-35, ma anche sulla delicata decisione di autorizzare bombardamenti aerei italiani in Afghanistan.
L’imbarazzo e lo scaricabarile del premier Monti di fronte alla domanda di Lilli Gruber, sommato alle numerose dichiarazioni pubbliche del ministro della Difesa Di Paola sull’assoluta necessità di “andare avanti” con il programma F-35, suggeriscono che non vi saranno retromarcia sostanziali su questa folle spesa militare (almeno 13 miliardi di euro, destinati a lievitare di molto). Si può sperare solo in minime riduzioni o dilazioni.
Silenzio di tomba invece, anche da parte del mondo politico, sull’altra importantissima questione che verrà discussa domani in Consiglio supremo di Difesa al punto dell’ordine del giorno che recita “riqualificazione dell’impegno italiano” nelle missioni militari internazionali: la scelta di rimuovere i ‘caveat’ che finora hanno impedito ai nostri cacciabombardieri Amx (proprio quelli che andrebbero rimpiazzati dagli F-35) di effettuare azioni di bombardamento.
Questa cruciale decisione, che nemmeno Ignazio La Russa osò prendere d’autorità senza l’avallo del Parlamento (e infatti alla fine vi rinunciò), Di Paola si è limitato a comunicarla alle commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato, senza sottoporla alla minima discussione per un parere. Anzi, la cosa è venuta fuori in commissione solo perché il senatore Pd Gian Piero Scanu glielo ha esplicitamente chiesto, dopo che Di Paola aveva genericamente parlato di misure per rafforzare la sicurezza del contingente italiano in Afghanistan.
Di fronte a una notizia del genere, riportata con grande evidenza anche da La Repubblica, ci si sarebbe aspettati una qualche reazione da parte di quei partiti progressisti che, seppur non contrari alla guerra, rivendicano il ruolo del Parlamento nel decidere su una materia di tale rilevanza politica e costituzionale. Esattamente com’era accaduto nell’ottobre 2010, quando la stessa proposta la avanzò La Russa.
In quei giorni, non così lontani, il Pd Arturo Parisi – forse perché all’epoca non distratto da qualche scandalo come oggi – affermò con forza che l’autorizzazione dei bombardamenti aerei “può essere decisa solo dal Parlamento” perché “non è una questione tecnica da lasciare sulle spalle dei militari”. Lo stesso segretario del Pd Bersani allora riteneva “assurdo mettersi a parlar di bombe”.
Oggi che i Democratici non stanno più all’opposizione, nessuno dice più una parola.
Oggi che i Democratici non stanno più all’opposizione, nessuno dice più una parola.
Continua ...
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