martedì 14 febbraio 2012

Cannabis terapeutica, il Governo renda subito la coltivazione più semplice

L'attuale crisi economica ha reso l' Italia un paese “economicamente vulnerabile”, ciò è accaduto a causa dell'incapacità politica di comprendere, anticipare ed agire in maniera attiva ed efficace per ridurre l' impatto della crisi economica che sta colpendo, più che altri paesi europei, l' Italia.
Sono passate “due” repubbliche e il risultato è stato il commissariamento della nostra nazione. In questo periodo, la stessa “ignoranza”, intesa come mancanza di conoscenze e competenze per affrontare una crisi prevedibile e prevista, ha portato all'approvazione in sordina, a soli scopi propagandistici, del decreto Fini-Giovanardi per contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti, nullificando un referendum popolare contro la quantificazione minima di sostanze stupefacenti detenibili.
Se il falso in bilancio è stato depenalizzato (la sanzione per questo illecito può essere l' arresto fino a 2 anni), se lo stupro, con una recente sentenza, può prevedere pene diverse dal carcere, se l' associazione per delinquere può essere punita con 10 anni di carcere, la coltivazione di una pianta di cannabis, per scopo terapeutico, in Italia, può essere punita con 6 fino a 20 anni di carcere.
Questo governo, che può contare su un largo consenso popolare e che ha la possibilità di spiegare le motivazioni delle proprie iniziative, ha una grossa opportunità: quella di rendere la coltivazione di cannabis, per uso terapeutico, più semplice.
L' attuale legislazione italiana permette la coltivazione di cannabis sotto autorizzazione ministeriale. L' art. 17 del Testo Unico sugli Stupefacenti prevede infatti l' autorizzazione del ministero della sanità per “chiunque intenda coltivare, produrre, fabbricare impiegare, importare, esportare, ricevere per transito, commerciare a qualsiasi titolo o comunque detenere per il commercio sostanze stupefacenti o psicotrope “.
Alla luce del recente decreto “svuota carceri”, bisogna, per necessità di cronaca, ricordare che circa il 30% delle persone nelle carceri Italiane sono dietro le sbarre per crimini legati in violazione del testo unico sugli stupefacenti o per crimini legati allo stato di tossicodipendenza. Stando così le cose, il decreto “svuota carceri”, senza un' appropriato intervento legislativo per garantire una normalizzazione della vendita della sostanza stupefacente più diffusa al mondo, la cannabis, rischierà di sortire solo un effetto temporaneo di svuotamento delle patrie galere e porterà ad un nuovo riempimento ed un ritorno alla situazione precedente di emergenza delle carceri Italiane in breve tempo.
Poiché questo governo sembra attento ai messaggi che vuole trasmettere e le dimissioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Malinconico sono state dettate da questa linea di serietà, sarebbero opportuni interventi anche in materia di tossicodipendenza. In questo ambito le dimissioni dell'attuale direttore del Dipartimento Antidroga, Dott. Giovanni Serpelloni, sarebbero un segnale forte e ben promettente, un chiaro segno di svolta per un veloce ed efficace cambio di normativa che permetta accessi facilitati alla coltivazione di cannabis terapeutica e un più snello rilascio delle licenze e autorizzazioni, al fine di evitare un nuovo collasso del sistema carcerario italiano.
Gli effetti positivi di una svolta nell'ambito del rilascio delle autorizzazioni ministeriali per la coltivazione di cannabis terapeutica sono molteplici. Possibilità di sviluppo economico sarebbero date dalla creazione di nuove opportunità di ricerca ed impresa nel campo farmacologico per l' impiego di cannabis e dei suoi principi attivi, come avviene già negli USA, Israele, Olanda. Maggiori entrate sarebbero possibili a seguito dell'introduzione del pagamento di una commissione per il rilascio della licenza; questo provvedimento garantirebbe nuove risorse economiche per il paese. Si assisterebbe ad un più efficace utilizzo delle forze dell'ordine nel contrasto alle organizzazioni criminali e a risparmi duraturi sul fronte delle spese processuali per reati che intasano il sistema giudiziario per violazioni al TU sulle sostanze stupefacenti. La società nel complesso fruirebbe di grossi vantaggi a fronte di minori spese e nuove entrate fiscali. Perchè non fare entrare nell'agenda politica del governo una revisione della normativa sulle sostanze stupefacenti anche alla luce del nuovo tavolo istituzionale che, attraverso il Ministro con delega alle tossicodipendenze Andrea Riccardi, è stato aperto a livello internazionale creando la rete Eranid?

* Dr. Giorgio Gatti
Consulente in sviluppo economico ed economia della sicurezza pubblica
Blog: http://scrivialtuodirettore.blogspot.com/

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