Non siamo previdenti come la formica della favola; ma siamo troppo smaliziati per non intuire il destino della cicala
Se davvero Mario Monti volesse cambiare il modo di vivere degli italiani, Giulio Andreotti dovrebbe aggiornare la sua massima: i pazzi non sono soltanto quelli che credono di essere Napoleone e riformare le Ferrovie dello Stato. Ma il presidente del Consiglio non è pazzo. Semmai silenziosamente euforico e, di conseguenza, incauto. Perché bisogna abbandonare ogni cautela per dire agli italiani una cosa semplice e ovvia come questa: «Qualsiasi riforma sarà effimera se non entra gradualmente nella cultura della gente».
Noi italiani non dobbiamo diventare qualcos'altro. Possiamo tenerci tutte le nostre virtù, frutto di secoli di storia, e lavorare sulle nostre debolezze, figlie di recenti sciatterie. Le prime sono inimitabili, e ci vengono invidiate nel mondo. Le seconde sono correggibili, e quasi sempre frutto di furbizie, ingordigia, pressapochismi e disonestà, denunciate sempre con squilli di retorica, ma sostanzialmente impunite. Le sanzioni italiane infatti sono sempre spaventose, lentissime e improbabili; quando dovrebbero essere moderate, rapide e certe.
Continua ...
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