Roma, 21 feb. (Adnkronos) - Va licenziato il capo che si comporta in modo "scurrile e triviale" nei confronti dei suoi dipendenti. Lo sottolinea la Cassazione che mette nero su bianco come chi ricopre alte gerarchie ha il dovere di controllare anche il linguaggio con cui si rivolge ai propri sottoposti. Diversamente anche il "carattere rozzo ed eccessivo delle espressioni "utilizzate ferisce "la dignità e l'amor proprio" del personale. Da qui la legittimità del licenziamento. Applicando questo principio la sezione Lavoro della Cassazione ha reso definitivo il licenziamento nei confronti di Michele D., gestore di una macelleria del supermercato Standa di Milano, colpevole di essersi rivolto a tre dipendenti sue sottoposte "in violazione dei principi di civiltà". In particolare, ricostruisce la sentenza 4067, Michele D. "aveva usato nei confronti delle tre addette al suo reparto espressioni scurrili" del tipo "bastarde, toglietevi dai c... , io qui non vi voglio, vi faccio licenziare tutte e tre, andate a lavorare altrimenti vi faccio un c... così". Il caso è finito in un'aula di giustizia e se il Tribunale milanese aveva ritenuto illegittimo il licenziamento per giusta causa di Michele D. in quanto, a detta del giudice, l'uomo non aveva fatto altro che esercitare il proprio potere gerarchico, la Corte d'Appello di Milano, nel novembre 2005, aveva ritenuto giusta la causa del licenziamento, essendo a carico del capo "l'obbligo di tutela della personalità morale dei dipendenti". Inutilmente Michele D. ha protestato in Cassazione, sostenendo a sua discolpa di non aver fatto altro che esercitare il proprio potere e di essere incensurato. La Suprema Corte ha bocciato il ricorso e, sposando in pieno il giudizio della Corte d'Appello, ha sottolineato che "tale condotta non poteva certo ritenersi giustificata dall'esercizio del potere gerarchico". Piazza Cavour ha ricordato che per "quanto l'ambiente di lavoro possa essere informale, nel comportamento e nel lessico usato non ci si può spingere fino alle maniere rozze ed eccessive e ad usare la voce alta per richiamare i dipendenti ad una più esatta osservanza delle loro obbligazioni". Più in generale la Cassazione ricorda che "il datore di lavoro non puo' consentire situazioni di sopraffazione o violenze, fisiche o verbali essendo a suo carico l'obbligo di tutela anche della personalità morale dei dipendenti". Nessuno sconto poi è ammesso se chi sta ai piani alti non ha "precedenti sanzioni disciplinari". Da qui la conferma del licenziamento del capo della macelleria condannato a pagare 2.000 euro di onorari oltre alle spese processuali.
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