La denuncia è partita dalla Campania. I Nas: tracce di animale in un sacchetto
Per la seconda volta nel giro di sette mesi, il sindaco di Novara Massimo Giordano, con un’ordinanza emessa ieri pomeriggio, ha messo i sigilli allo stabilimento Pai, il tempio storico di produzione delle patatine. La decisione a seguito del rapporto dei Nas di Torino che hanno evidenziato gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali. Chiusura a tempo indeterminato, in attesa dei provvedimenti e degli interventi per la messa a norma. Ma non si prevedono tempi brevi questa volta. Rispetto alla precedente chiusura avvenuta nell’estate scorsa, la situazione appare decisamente più critica. Eppure in seguito all’ordinanza del sei agosto scorso, l’azienda aveva annunciato un investimento finanziario di oltre 18 milioni di euro per adeguarsi alle richieste avanzate dall’Asl. Il blitz dei Nas sarebbe scattato in seguito a una segnalazione di un consumatore campano, pare della provincia di Salerno, che avrebbe trovato in una confezione di patatine resti di «materiale organico». Dall’Asl campana che sta facendo le analisi, un commento stringato: «E’ qualcosa che non appartiene al mondo vegetale». Da qui la denuncia e l’immediato sopralluogo nello stabilimento di Novara, che dà lavoro a 130 dipendenti. Il sindaco di Novara Massimo Giordano non nasconde la propria preoccupazione per questo nuovo episodio che riguarda il colosso alimentare: «E’ una brutta vicenda, ne avrei fatto volentieri a meno anche per le conseguenze che ricadono sui lavoratori. Ma ho dovuto prendere atto della necessità e dell’urgenza dell’ordinanza dato che gli interventi da eseguire sono stati giudicati incompatibili con la contestuale prosecuzione della produzione di alimenti».Non si sa sino a quando l’azienda rimarrà chiusa. Lo scorso anno, anche in quel caso dopo la denuncia di un consumatore piemontese che aveva trovato un insetto in un sacchetto, l’Asl era intervenuta sollecitando la Pai a mettersi in regola. Invito disatteso o recepito con troppa lentezza e così agli inizi di agosto il sindaco aveva firmato l’ordinanza: anche in quella circostanza il testo non faceva riferimento all’episodio specifico ma ad alcune anomalie igieniche riguardanti i locali dove vengono conservate le patate fresche, pronte per essere lavorate e dove vengono cotte: il pavimento presentava un’intercapedine di sughero che si era seccato e si erano staccate alcune piastrelle. All’azienda erano stati imposti anche lavori alle zanzariere e ai pavimenti, tinteggiatura delle pareti e rinnovo delle pale con cui si impacchettavano le patate. L’esecuzione delle opere previste si era protratta e così era stata emessa l’ordinanza, senza però mai sospendere l’attività, perché - d’accordo sindacati e azienda - bloccare tutto nel cuore dell’estate sarebbe stato un colpo mortale per il mercato.La decisione di ieri, invece, è drastica. Nessuna deroga, blocco totale della produzione e chiusura dello stabilimento, che alle 18 di ieri sera ha terminato di sfornare patatine. Almeno fino a quando tutto non sarà a posto. I sindacati si dichiarano molto preoccupati: la cassa integrazione terminata da pochi giorni era legata al processo di ammodernamento imposto ad agosto. «Mancava solo la parte delle friggitrici - dicono i sindacalisti - il resto era stato completato». La Pai appartiene al gruppo San Carlo, azienda che opera nel settore chips, snack, pani e dolci. Dallo stabilimento di Novara ogni giorno si producono 65 tonnellate di patatine, circa 55 mila l’anno. E ogni giorno escono 27 Tir diretti a supermercati e negozi di tutta Italia. Il mercato domestico assorbe circa il 95 per cento della produzione.
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