Sempre meno alunni al Sud mentre al Nord, grazie agli immigrati, le classi si riempiono. E' il trend delineato dalle previsioni ministeriali legate agli organici per il prossimo anno scolastico. Per effetto dell'invecchiamento della popolazione, le scuole delle regioni meridionali si stanno svuotando rapidamente. Al contrario, nelle regioni settentrionali e dell'Italia centrale la cosiddetta popolazione scolastica è in continuo aumento. Un fenomeno che - inoltre - sta creando un progressivo spostamento delle cattedre e delle opportunità d'insegnamento verso le regioni del Centro-nord, dove i precari scarseggiano e le scuole cominciano ad avere difficoltà a trovare gli insegnanti. Il tutto proprio quando la maggior parte degli supplenti meridionali ha deciso di ritornare a casa. Ecco il quadro dell'Italia che viaggia a due velocità anche in campo scolastico. Il prossimo anno. Secondo le previsioni formulate dai tecnici di viale Trastevere, nel 2008/2009 le scuole del Paese ospiteranno 10 mila alunni in più rispetto all'anno in corso. Ma la crescita della popolazione scolastica non sarà affatto distribuita in modo uniforme. Gli istituti delle regioni settentrionali dovranno organizzarsi per trovare posto circa 42 mila bambini e ragazzi in più, al Centro saranno 11 mila i posti da raggranellare mentre al Sud le classi si svuoteranno perdendo oltre 42 mila alunni. In dieci anni, dal 1998/1999 al 2008/2009, il meridione d'Italia ha perso 278 mila alunni. Nello stesso periodo, al Nord la popolazione scolastica è cresciuta di 338 mila unità. Due le principali cause di questa migrazione verso le regioni settentrionali: gli alunni immigrati e il trend demografico.
Gli immigrati. In un decennio, le aule scolastiche italiane sono rapidamente diventate multietniche. Nelle scuole statali, quest'anno, studiano quasi 500 mila stranieri. Nel 1998/1999 erano appena 85 mila. Il grosso degli alunni con cittadinanza non italiana è, tuttavia, concentrato nelle sei regioni del Nord, che a settembre ne accoglierà circa due terzi del totale. In Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Liguria il prossimo anno saranno circa 368 mila. Nelle otto regioni meridionali se ne conteranno appena 56 mila. I giovani. Grazie agli immigrati e alla ripresa delle nascite, al Nord la popolazione è più giovane di dieci anni fa. Al Sud è, invece, sempre più anziana. Secondo le ultime rilevazioni demografiche condotte dall'Istat, nel settentrione i cittadini di età compresa fra 3 e 18 anni, in due lustri, si sono incrementati del 9 per cento. Trend opposto da Roma in giù: meno 500 mila giovani, pari a un decremento del 12 per cento. Le cattedre e i tagli. La migrazione degli alunni e il taglio alle cattedre, imposto dalle ultime manovre economiche, ha spostato migliaia di posti. In appena tre anni, il Centro-sud ha dovuto sacrificare sull'altare del risanamento dei conti pubblici ben 24 mila cattedre. Solo al Nord il consistente incremento di alunni ha consentito una leggera espansione degli organici: più 3.500 posti. Il tutto, proprio mentre l'ultimo aggiornamento delle graduatorie dei precari ha visto ritornare al Sud migliaia di precari meridionali che in passato hanno tentato la fortuna al Nord. Così, oggi, nelle regioni settentrionali le possibilità di essere assunti si moltiplicano mentre al Sud tutto si complica. (19 febbraio 2008)
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