La polizia di Stato ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare in carcere nell'ambito di un'inchiesta che riguarda l'estorsione imposta ad un commerciante di Gela (Caltanissetta). I provvedimenti sono stati firmati dal gip Paolo Scotto Di Luzio e sono stati notificati tutti in carcere a pregiudicati già detenuti. L'indagine era stata avviata dalla squadra mobile di Caltanissetta e del commissariato di Gela, ed emerge che gli indagati a partire dal '97-'98 e sino al 2003, avrebbero sottoposto a ripetute, pressanti estorsioni, un commerciante di Gela che opera nel settore degli idrotermo-sanitari.Il provvedimento è stato notificato in carcere a Gaetano Azzolina,Fortunato Ferracane, a Massimo Carmelo Billizzi, Ignazio Scollo, Angelo Cavaleri, a Salvatore Nicastro, inteso "turi lignu" detenuto presso la Casa Circondariale di L'Aquila, a Giuseppe Novembrini, detenuto a Bergamo e a Francesco Vella detenuto ad Avellino. Le indagini hanno preso spunto dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia gelesi Rosario Trubia inteso "Nino D'angelo" e Emanuele Terlati inteso "Pracchia". Gli accertamenti degli investigatori hanno consentito di chiarire la posizione del commerciante gelese, vittima del "pizzo", dopo che nel maggio del 2005 il suo esercizio commerciale era stato sottoposto a sequestro preventivo. L'uomo finito nel mirino del racket, era stato ritenuto in un primo momento un prestanome dei boss Emmanuello. Le dichiarazioni del pentito Trubia hanno permesso però di comprendere che l'imprenditore era una vittima e non un complice dei mafiosi. Lo stesso commerciante, alla fine, ha collaborato con le indagini. L' operazione ha confermato che Cosa nostra e la Stidda a Gela convivono pacificamente e si spartiscono i proventi delle estorsionired (1 feb 2008, 9:30)
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