Per l'"Economist" Silvio Berlusconi e' ancora "inadatto" (unfit) per governare l'Italia. A sette anni dalla famosa copertina sul leader di Forza Italia, il settimanale inglese e' tornato a bocciare la prospettiva di un governo guidato dal Cavaliere in un editoriale dal titolo "Traballante se ne va". E in un altro articolo sulla crisi di governo, l'Economist non esclude una vittoria del Partito democratico di Walter Veltroni se correra' da solo e quindi sfruttera' "l'idiosincrasia" per i piccoli partiti che emerge dai sondaggi: "Le elezioni anticipate restano la migliore scommessa per Berlusconi, ma come in ogni scommessa la vincita non e' assicurata".
L'editoriale dell'Economist sottolinea che l'Italia "ha disperatamente bisogno di un governo stabile e di una dolorosa riforma economica, il problema e' come arrivarci". A suo avviso nel 2001 Berlusconi "ha sprecato una possibilita'" quando ha usato "il capitale politico per proteggere gli interessi dei suoi media e sottrarsi alle accuse dei magistrati, esitando sulle riforme economiche".
Poi, sostiene il settimanale inglese, ha lasciato alle sue spalle "la pillola avvelenata" di una legge elettorale che ha favorito l'instabilita' con la proliferazione di piccoli partiti che lo stesso leader di Forza Italia "ha sempre piu' difficolta' a controllare nella sua coalizione". Ma, legge elettorale a parte, per l'Economist il vero problema resta la mancanza di "riformatori autenticamente liberisti" tra i leader italiani: il governo Prodi ha ridotto l'indebitamento pubblico e migliorato la raccolta fiscale, ma non e' riuscito a riformare il settore pubblico, ne' ha risolto i nodi del Mezzogiorno, come dimostra l'emergenza rifiuti.
E nell'analisi del settimanale "non c'e' alcuna speranza" che Berlusconi, con le sue priorita' di rivedere le riforme sul fisco e di limitare l'uso delle intercettazioni telefoniche, si riveli una "scommessa migliore di Prodi". "Per quanto successo abbia avuto negli affari, Berlusconi resta inadatto per l'incarico a cui aspira. Povera Italia", conclude l'editoriale.
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