La Cassazione conferma che sono trascorsi i "termini massimi" di carcerazione preventiva per il figlio del boss. Intanto il presidente della corte d'appello di Palermo ha inviato il rapporto al ministro della Giustizia, che nei giorni scorsi aveva chiesto spiegazioni in merito
ROMA - Per la Cassazione sono ampiamente decorsi i "termini massimi" di carcerazione preventiva che potevano essere inflitti a Giuseppe Riina Jr, il figlio del boss di Cosa nostra, e per questo i supremi giudici - con sentenza emessa lo scorso 27 febbraio - ne hanno disposto la scarcerazione.Lo sottolinea la Seconda sezione penale nelle motivazioni della sentenza 10091, depositata oggi, e relativa alla decisione sulla custodia cautelare presa la scorsa settimana. In particolare la Cassazione rileva che, al massimo, nei confronti di Riina jr poteva essere disposta la custodia cautelare per un periodo di due anni e tale termine è risultato "ampiamente decorso" dal momento che Riina jr ha scontato circa sei anni di carcere preventivo. Riina jr è stato condannato a poco più di otto anni di reclusione dalla Corte di appello di Palermo, lo scorso dicembre, per associazione mafiosa ed altri reati minori.In precedenza la stessa Cassazione aveva annullato con rinvio la condanna emessa nel primo processo d'appello ritenendo mancanti le prove del reato associativo e annullando del tutto alcuni capi di imputazione come quello relativo all'estorsione. Contro l'eccessiva durata della carcerazione preventiva di Riina jr, i suoi legali - avvocati Antonio Malagò che lo difende insieme a Luca Cianferoni - hanno annunciato il ricorso alla Corte europea di Strasburgo.Nelle scorse ore il presidente della corte d'appello di Palermo, Carlo Rotolo, ha inviato una relazione al ministro della Giustizia, Luigi Scotti, sulla vicenda processuale del figlio del capomafia Totò Riina, Giuseppe Salvatore.Il Guardasigilli aveva chiesto al presidente della corte e al procuratore generale di Palermo un 'rapporto' sulla vicenda per accertare se dietro la scarcerazione ci fossero eventuali ritardi processuali. "Abbiamo risposto in via riservata - spiegano fonti della presidenza della corte d'Appello - come riservata era stata la sollecitazione del ministro".
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