ROMA - Usavano il "permesso premio" dal carcere per organizzare rapine ai portavalori. Tre dei sette malviventi che stamani vicino a Gaeta hanno tentato il colpo al furgone con 1 milione e 260mila euro, sono detenuti semiliberi, condannati all'ergastolo per omicidio. Dopo un lungo inseguimento, i carabineri li hanno bloccati insieme alla banda armati di kalashnikov, fucili mitragliatori, bombe molotov e giubbetti antiproiettili. Tra loro, Luciano Febi e il cugino Mario, condannati all'ergastolo per l'assalto ad un portavalori a Castel Madama nel maggio 1991 nel corso del quale fu uccisa con una pala meccanica una guardia giurata. Era già capitato nel novembre scorso: anche allora furono accusati di aver partecipato ad una rapina durante un loro permesso fuori dalla prigione. Quella volta, l'assalto al furgone sulla strada per il santuario Divino Amore di Roma fruttò alla banda 2 milioni e 400 mila euro. Sono stati arrestati anche Daniele Piani (anch'egli coinvolto nella vicenda del 1991); Maurizio Di Giuseppe e il figlio Marco (unico incensurato); Fabrizio Toti e Diego Pedetta, quest'ultimo condannato in primo grado per una rapina a una banca di Santa Maria delle Mole il 16 giugno 2002 con l'omicidio di un carabiniere. Fu poi assolto dopo l'annullamento della condanna da parte della Cassazione.
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