Il ricorso di 20 pagine con cui l'esecutivo ha sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale: "Il tribunale si è arrogato un inammissibile potere di sindacato delle ragioni politiche". E si cita la crisi libica come dimostrazione di quanto l'attività di governo sia "difficilmente preventivabile"
ROMA - Nel processo Mediaset 1, in cui Silvio Berlusconi è imputato per frode fiscale, il tribunale di Milano si è "arrogato un inammissibile potere di sindacato delle ragioni politiche sottese al rinvio di una riunione del Consiglio dei ministri" al primo marzo del 2010. Rifiutando di considerare quel Cdm come legittimo impedimento del premier a presentarsi in udienza, i giudici di Milano hanno quindi leso le "esclusive attribuzioni costituzionali" del presidente del Consiglio e del governo. E' quanto scrive l'avvocatura dello Stato nel ricorso di 20 pagine con cui l'esecutivo ha sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
Il ricorso, a firma degli avvocati dello Stato Michele Dipace e Maurizio Borgo, chiede alla Consulta di annullare la decisione 2 con cui i giudici della prima sezione del Tribunale di Milano hanno rigettato la richiesta di rinvio dell'udienza per legittimo impedimento del premier.
Questi i fatti: il Cdm era stato fatto slittare dal 24 febbraio al primo marzo 2010. Per i giudici di Milano, però, quella riunione non si configurava come legittimo impedimento.
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