Caos in Puglia sull’inchiesta Tarantini: lascia il titolare Scelsi. Tutto è ancora fermo, senza motivo
Più che un processo, una bomba di media potenza che non deve esplodere: questo è diventato il procedimento che, a Bari, deciderà le sorti di Gianpaolo Tarantini, imprenditore accusato di aver “fornito” a Berlusconi ragazze e escort per le sue serate “eleganti”. Lo stesso che gli ha fatto conoscere Patrizia D’Addario sua prima accusatrice. Una bomba ferma da due anni, ma il cui potenziale non è affatto scemato.
PAROLE – Perché negli atti di questo processo c’è qualcosa che potrebbe dar fastidio al Premier, soprattutto nel momento in cui l’inchiesta dovesse essere chiusa e i fascicoli desecretati: si tratta delleintercettazioni a vaglio degli inquirenti, telefonate fra Tarantini, il Premier e le sue ragazze. Parole scomode, che potrebbero uscire sui giornali e creare al buon Silvio più di un grattapo, considerato soprattutto l’altro faldone processuale, quello milanese, che vanta le stese tematiche e gli stessi protagonisti del “gemello” barese. Sarà questo il motivo per cui in Puglia da due anni non si muove foglia? Se lo chiedono anche al Fatto Quotidiano, che oggi dà la notizia delle “nuove” intercettazioni pendenti sulla testa del Premier.
ATRITI – Una cosa è certa: questo ritardo ha ormai diviso la procura. Secondo l’Ansa, che ieri ha dedicato alla vicenda alcuni articoli ricchi d’indiscrezioni, ci sarebbe stato un duro scambio di lettere fra il procuratore capo Antonio Laudati e l’ex titolare delle indagini, Giuseppe Scelsi, che sempre nella giornata di ieri ha annunciato di essere stato promosso – dietro sua richiesta – alla procura generale di Bari. L’interessato aveva smentito la notizia.
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