Giulio Tremonti parla con Umberto Bossi delle orribili conseguenze delle dimissioni del premier
Chissà se è vero, ma di certo è verosimile. Che Giulio Tremonti abbia ventilato incredibili crolli e rischi per le banche in caso di caduta di Silvio Berlusconi lo scrive Rodolfo Sala su Repubblica.
Ora, per sapere se è vero questo bisogna avere la grande conoscenza dell’economia che ha il Grande Giulio, uno che con la mano sinistra prevedeva la crisi mentre con la destra era impegnato a fare tutt’altro. Ma di certo ad immaginarselo che parla con i leghisti i quali pendono dalle sue labbra, vengono in mente le scene dei fumetti in cui l’eroe bianco si sperde nell’Africa nera e riesce ad abbindolare la tribù che l’ha catturato:Tremonti sembra avere una certezza: «Adesso tocca alla Francia, che è la più legata al debito americano, sono molto preoccupato». Tutto avviene in una sala dell’hotel Ferrovia, ieri preso di mira dalle proteste incrociate del Pd e degli autonomisti ex leghisti che rivendicano l’autonomia di Belluno dal Veneto. C’è pure Roberto Calderoli, che ha già definito “invenzioni dei giornali” l’ipotesi di una scudo bis, e altri notabili del Carroccio. Il ruvido Erminio Boso, venuto dal Trentino per perorare la causa di un sottosegretariato alla Montagna, vaperlespicce: «Giulio perché non chiediamo a Berlusconi di farsi da parte?». Ma lui scuote la testa: «No, se cade Silvio lenostrebanche perderanno ancora più valore e ce le compreranno gli stranieri». Già, le banche. Sono l’ossessione di Bossi, che la settimana scorsa ha addirittura immaginato un complotto della massoneria ai danni degli istituti di credito italiani, ma sembrano stare in cima ai pensieri anche dell”‘amico Giulio”. O almeno così la raccontano i leghisti. È lo stesso Boso a riferire che durante l’incontro la debacle delle Borse è stata attribuita alla scarsa fiducia dei mercati nelle proposte Merkel-Sarkozy. E che Tremonti ha chiosato così la situazione: «Alla fine questi signori dovranno fare gli eurobond se vogliono salvarsi».
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