Tomaselli:"Altro che riforma. E' la fine del diritto al lavoro"
ROMA - “Nell'ambito delle misure del Governo sul mercato del lavoro, e nonostante le fumose enunciazioni che provengono da più parti, di fatto si fa sempre più certo l'aumento della precarietà”, afferma Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo nazionale USB. L'ipotesi che si prospetta - evidenzia Tomaselli - è quella di un contratto di entrata di 3 anni durante i quali i diritti, compreso l'art. 18, vengono soppressi e/o drasticamente limitati e, più in generale, la libertà dell'azienda di licenziare è condizionata soltanto al pagamento di alcune mensilità. In pratica si tratta di un abnorme allungamento del periodo di prova, nel quale il lavoratore si trova appeso ad un filo, sempre sotto ricatto e nell'assoluta impossibilità di far valere i propri diritti e rivendicare migliori condizioni. Chi avrà il coraggio di scioperare se il padrone può licenziare in qualsiasi momento?- si interroga il dirigente USB ed incalza- Ma il paradosso dei paradossi è che questo contratto di entrata, cioè questo apprendistato/prova di tre anni, si sommerà alle altre forme di precarietà, che non verranno eliminate, se non qualche tipologia che non è mai stata realmente applicata, creando così un esercito di lavoratori senza diritti e con il ricatto costante del licenziamento e della disoccupazione. Di riforma di ammortizzatori sociali se ne parla tanto – aggiunge Tomaselli - ma non c'è uno straccio di notizia in merito ai finanziamenti, facendo così subodorare un ennesima presa in giro anche su questo tema.
Il dirigente sindacale conclude con una riflessione: “Questa sarebbe la mediazione che il Governo, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e i partiti della ‘grande ammucchiata’ in parlamento stanno partorendo ai danni dei lavoratori. Senza parlare poi dell'applicazione dell'Accordo di Confindustria e Cgil, Cisl, Uil e Ugl del 28 giugno scorso, che ha aperto la strada all'art. 8 della manovra di agosto e che preannuncia la morte del Contratto Nazionale e del diritto alla democrazia sindacale, consolidando così il monopolio concesso ai sindacati che ‘collaborano’. Anche a fronte di queste notizie, lo sciopero generale del 27 gennaio è ora più importante, motivato e decisivo che mai”.
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