Bruxelles: le liberalizzazioni del governo Monti vanno nella giusta direzione
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
C’è la Grecia che appare «vicina a un accordo» sullo scalpo alle banche necessario a evitare la bancarotta, poi l’Ue che «ha ormai stabilizzato» il testo a Ventisei per il nuovo Patto di Bilancio e l’Italia delle liberalizzazioni che «va nella giusta direzione», persino «con un buon passo». Il menu dell’Eurogruppo che si apre oggi a Bruxelles, il primo del 2012, è ricco, di argomenti e di insidie. «Non penso a una decisione conclusiva già ora per il Fiscal Compact - ammette una fonte Ue -. Piuttosto vedo la stretta sulla riforma dell’Esm». Vuol dire che la riserva finlandese può cadere e che, salvo capricci, il nuovo fondo anticrac permanente potrà decollare in luglio.
Il club di Bruxelles ha pochi mesi per convincere mercati e speculazione di sapere, e volere, risolvere la crisi dei debiti sovrani e magari anche quella economica che s’approfondisce. I problemi sono chiari, però le volontà politiche divergono, fra i rigoristi di casa Merkel e più pragmatici italofrancesi, interessati alla flessibilità e alla crescita oltre che all’equilibrio dei loro tesori. C’è una settimana per ritrovarsi, di qui al vertice Ue del 30. Gli speculatori non si perdono un passaggio. E nemmeno le agenzie di rating.
Il caso di Roma è emblematico. Il governo è entrato nella sua fase due, circostanza che negli ambienti del commissario all’economia, Olli Rehn, è accolta con soddisfazione. «A prima vista - spiega una fonte -, il piano liberalizzazioni è compatibile con quanto ci è stato illustrato da Monti. I servizi stanno studiando i dettagli, ma ci sono i contenuti che più volte abbiamo auspicato, l’apertura del mercato dei servizi e delle professioni». Ora, si aggiunge, «il passo successivo è sul mercato del lavoro, ma ci stanno arrivando».
Ecco il punto. L’Italia fa i suoi dolorosi compiti e incita l’Europa a fare la sua parte, perché nessuno si salva da solo in queste circostanze. Si richiedono parafiamme efficienti, come l’Esm, e anche una stretta sulla governance col Fiscal Compact, in chiave anche solidale. Roma, con Bruxelles, invoca un fondo salvastati più sostanzioso.
Il club di Bruxelles ha pochi mesi per convincere mercati e speculazione di sapere, e volere, risolvere la crisi dei debiti sovrani e magari anche quella economica che s’approfondisce. I problemi sono chiari, però le volontà politiche divergono, fra i rigoristi di casa Merkel e più pragmatici italofrancesi, interessati alla flessibilità e alla crescita oltre che all’equilibrio dei loro tesori. C’è una settimana per ritrovarsi, di qui al vertice Ue del 30. Gli speculatori non si perdono un passaggio. E nemmeno le agenzie di rating.
Il caso di Roma è emblematico. Il governo è entrato nella sua fase due, circostanza che negli ambienti del commissario all’economia, Olli Rehn, è accolta con soddisfazione. «A prima vista - spiega una fonte -, il piano liberalizzazioni è compatibile con quanto ci è stato illustrato da Monti. I servizi stanno studiando i dettagli, ma ci sono i contenuti che più volte abbiamo auspicato, l’apertura del mercato dei servizi e delle professioni». Ora, si aggiunge, «il passo successivo è sul mercato del lavoro, ma ci stanno arrivando».
Ecco il punto. L’Italia fa i suoi dolorosi compiti e incita l’Europa a fare la sua parte, perché nessuno si salva da solo in queste circostanze. Si richiedono parafiamme efficienti, come l’Esm, e anche una stretta sulla governance col Fiscal Compact, in chiave anche solidale. Roma, con Bruxelles, invoca un fondo salvastati più sostanzioso.
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