Dagli interrogatori dei collaboratori del comandante sulla Concordia confermano che l'accostamento era previsto fin dalla partenza e che dopo l'incidente non ci fu nessuna "brillante manovra"
di CARLO BONINI e MARCO MENSURATIGROSSETO - I verbali di interrogatorio degli ufficiali "in plancia" della "Concordia" documentano definitivamente, ammesso ce ne fosse ancora bisogno, che sulla notte di venerdì 13 gennaio almeno tre verità possono essere definitivamente date per acquisite. La prima: la nave partì da Civitavecchia (come del resto lo stesso Schettino racconta) sapendo di dover "inchinare" al Giglio e la manovra si trasformò in una catastrofe in una ponte comando ridotto a platea domestica. La seconda: dopo l'impatto con il granito dell'isola, non ci fu nessuna "brillante manovra" per avvicinarsi a terra. La nave, ingovernabile, andò alla deriva spinta dal Grecale e dalla rotazione impressa dalla disperata manovra di emergenza per evitare la collisione. La terza: Schettino fu messo nelle condizioni di comprendere immediatamente la gravità di quanto era accaduto. E ciò nonostante ritardò di oltre un'ora l'ordine di "emergenza generale", prima. Di "evacuazione", poi.
"Vieni qui che inchiniamo"
Al pm Stefano Pizza che la interroga il pomeriggio del 14 gennaio, Silvia Coronika, terzo ufficiale in coperta, racconta: "Quella notte ero di guardia in plancia. Il comandante, a circa 4 miglia dal Giglio, è salito sul ponte e ha disposto quasi subito l'inserimento della navigazione manuale. Continua ...http://www.repubblica.it/cronaca/2012/01/23/news/costa_ufficiali_schettino-28599339/
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