lunedì 23 gennaio 2012

Quei deputati al servizio delle lobby


…e di sé stessi
Quanti farmacisti sono deputati? E quanti avvocati, commercialisti e notai? Purtroppo non ci sono taxisti, ed è un vero peccato: altrimenti le categorie toccate dal decreto Salva Italia sarebbero tutte perfettamente rappresentate in parlamento. Una convergenza di interessi che fa presto a diventare conflitto quando si liberalizza. E infatti oggi il pericolo maggiore per il decreto liberalizzazioni è quello di incontrare, nel suo cammino in parlamento, gli affari dei deputati. Alessandro Trocino ci racconta le circostanze sul Corrierone:
Un esercito di onorevoli e senatori avvocati, farmacisti, notai, commercialisti e architetti (tranne poche eccezioni) è pronto a votare e a far valere gli interessi di categoria sul decreto liberalizzazioni. Luigi D’Ambrosio Lettieri, farmacista pdl, respinge le accuse: «Sono amareggiato per la manipolazione mediatica, per questa voglia di vendetta e per l’enfatizzazione di presunte lobby». Concorda con lui AntonioMazzocchi, avvocato pdl: «Parliamo delle lobby vere: dei banchieri e dei prof della Bocconi». Il gruppo più numeroso è quello degli avvocati, molti nel Pdl: 133. Seguono medici (53), farmacisti (4), notai (4), commercialisti (23), architetti (13) e una novantina di giornalisti. Trasversali politicamente, ma spesso uniti nella difesa della categoria. Tra i legali ci sono nomi di peso come Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Nino Lo Presti. Spiega Mazzocchi: «È folle l’idea di chiederci un preventivo: come si fa, non si sa neanche quante udienze ci saranno, è impossibile». Fuori dal coro Siegfried Brugger (Svp): «Non mi scandalizzo. Anzi si potrebbe fare di più, rivedendo l’esame di Stato». Massimo Donadi avvocato dell’Idv: «Le lobby? Potenti. Siamo un Paese corporativo, fermo all’età delle arti e dei mestieri. Ricordate cosa fecero gli avvocati contro Tremonti? Minacciarono di farlo cadere per salvare i loro privilegi». Donadi è a favore delle liberalizzazioni: «Purché riguardino tutti e non siano a macchia di leopardo». Ma, visto che ne fate una battaglia da anni, lei non si sente in conflitto d’interesse? «Il conflitto esiste, ma devono essere i gruppi parlamentari a farsi valere. E poi non ci si può lamentare un giorno dei politici di professione, burocrati di partito, e il giorno dopo attaccare i professionisti che arrivano in Parlamento».
Continua ...
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