domenica 11 ottobre 2009

Ivo Daalder: "Italia strategica per il nuovo scudo anti-Teharan"

L'ambasciatore Usa alla Nato: «Uniti proteggeremo tutta l'Europa. In Afghanistan concentriamoci sull'esercito locale».
C’è un ruolo per l’Italia nel nuovo sistema di difesa antimissile americano, niente dialogo privilegiato con Mosca a spese della Nato, le nazioni alleate non devono dipendere da singoli fornitori di energia e in Afghanistan servirà più impegno per addestrare le forze governative: così l’ambasciatore Usa alla Nato, Ivo Daalder, riassume le novità in arrivo da Bruxelles, parlando a margine del convegno di Magna Carta sulle nuove relazioni transatlantiche.
La nuova formulazione dello scudo antimissile redatta dal presidente Obama assegna più importanza al lato Sud della Nato, minacciato da missili iraniani a medio e corto raggio. Ciò significa che toccherà agli alleati occuparsene? «Sì. Sono tre i motivi che hanno portato l’Amministrazione Obama a mutare l’approccio alla difesa antimissile. Primo: la reale minaccia iraniana viene dallo scenario del possibile lancio simultaneo di dozzine, se non centinaia, di missili a corto e medio raggio che già hanno. Secondo: disponiamo sulle navi Aegis di intercettori che sono già in grado di abbattere dei missili. Terzo: se le difese prima ipotizzate in Polonia e Repubblica Ceca puntavano a proteggere solo gli Stati Uniti, ora le nuove difese vogliono proteggere l’intero territorio atlantico. La conseguenza di questo è che tocca all'intera Nato occuparsi della difesa antimissile. Per questo stiamo iniziando le discussioni con gli alleati su come riuscirci».
E l’Italia che cosa può fare?
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