Solo. Per buona parte del pomeriggio di ieri. Solo anche nei weekend che sempre più spesso fa di tutto per riempire di appuntamenti istituzionali ed elettorali. Silvio Berlusconi, dopo una due giorni di assalti all’arma bianca, fa i conti con il disorientamento che coglie molti dei suoi stretti collaboratori e ministri che a turno vengono strapazzati da un premier nervoso e che con crescente preoccupazione, dopo la bocciatura del ”lodo”, è costretto a firmare nuove deleghe ai suoi avvocati.L’exit strategy di fatto ancora non c’è e, scartate le manifestazioni di piazza, le elezioni anticipate e ipotesi più o meno stravaganti di rimpasti, il Cavaliere ripete senza crederci molto il refrain delle riforme costituzionali a maggioranza, mentre Bossi e Fini continuano a tenere aperta la porta alle opposizioni. A farne le spese, prima il ministro Alfano, poi il sottosegretario Letta. Ieri il ministro Tremonti che, in Consiglio dei ministri si è visto stoppare il progetto di ”Banca del Sud” da un Cavaliere che seguiva compiaciuto le osservazioni dei ministri Fitto e Prestigiacomo.La mancanza di un nemico certo, facilmente individuabile dall’opinione pubblica, è il problema che il Cavaliere ha dal momento che il Quirinale evita di replicare, mentre il Pd è occupato in ben altre faccende e, come ha dimostrato il voto sullo scudo fiscale, si guarda bene dall’infliggere colpi letali.Nella solitudine del premier, che per sentirsi in compagnia annuncia di volersi affacciare con sempre maggiore frequenza dal piccolo schermo per attaccare giudici e giornali di sinistra, si agitano i pensieri delle inchieste giudiziarie che hanno ripreso vigore e rilevanza interna ed internazionale il giorno dopo la bocciatura del ”lodo”. C’è il pentito Giuffrè che proprio ieri l’altro ha parlato per la prima volta di Forza Italia come referente di Cosa Nostra nel ’93. Ci sono le rivelazioni dell’ex ministro Martelli sul presunto patto dello Stato con la mafia. C’è il processo all’avvocato Mills che dovrà ripartire da capo, ma che ha già stabilito che l’avvocato inglese è stato corrotto rendendo, di fatto, scontato il nome del corruttore. C’è, soprattutto, il processo sui diritti televisivi con le nuove accuse provenienti dalla Svizzera e quel mediatore americano, Frank Agrama, indagato insieme a Berlusconi che rischia di diventare la chiave di volta dell’intera inchiesta che minaccia di allargarsi Oltreoceano.Ieri Berlusconi ha immediatamente reso omaggio al presidente americano Barack Obama, Nobel per la pace 2009. Il rapporto con la nuova amministrazione americana è un tasto assai delicato e la disponibilità del governo sulla missione afgana solo in parte copre il nervosismo della Casa Bianca per la politica energetica italiana e per lo stretto rapporto che Berlusconi ha con Putin e con Gheddafi. «E’ chiaro che in tutto questo can-can c’è qualche zampino esterno», chiosava ieri un esponente di punta del Pdl. L’allerta ai nostri servizi è stato dato sin dall’inizio della vicenda Noemi e qualche giorno fa una risposta è arrivata, e Berlusconi l’ha resa nota durante l’ufficio di presidenza del Pdl: «Mi hanno detto di stare in guardia perché l’attenzione che suscito anche all’estero può armare la mano di qualche squilibrato».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=76210&sez=HOME_INITALIA
Nessun commento:
Posta un commento