Roma, 30 mar. (Adnkronos/Ign) - Sarà l'Aula della Camera a decidere direttamente sulla richiesta di sollevare il conflitto di attribuzioni nei confronti della Procura della Repubblica e del gip di Milano presentata dai capigruppo della maggioranza. L'ufficio di presidenza non ha infatti espresso nessun parere, in quanto la votazione sulla questione è finita 9-9. Il presidente Gianfranco Fini non ha partecipato al voto, mentre era assente per motivi di salute Angelo Lombardo dell'Mpa.
Il voto della Camera è previsto per martedì prossimo, 5 aprile. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo. Su richiesta del Pd è stata prevista la diretta televisiva. Il voto potrebbe slittare se nel frattempo non sarà concluso l'esame del disegno di legge sul cosiddetto processo breve, ma si svolgerà comunque durante la settimana.
"Quali che siano le conclusioni cui arriverà l'ufficio di presidenza,l'assemblea deve essere comunque chiamata a pronunciarsi sulla questione secondo modalità procedurali che la prassi ha consolidato al riguardo" aveva spiegato stamattina Fini nel corso dell'ufficio di presidenza.
Così come ribadito dopo la votazione: "Alla luce del voto che ha certificato l'impossibilità dell'ufficio di presidenza di portare un proprio parere in Aula, è ancor più necessario che sia l'Assemblea ad esprimersi".
Critica la vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, che parla di ''dittatura della maggioranza''. ''Comprendiamo la prudenza e la cautela del presidente Fini - afferma Bindi - ma riteniamo tuttavia che avrebbe potuto esprimersi con un voto, perché avrebbe evitato di esporre la Camera dei deputati ad un'ennesimo vulnus della sua dignità, perché questo conflitto di attribuzioni non ha nessun fondamento e il fatto che venga e verrà sollevato in virtù di un voto della maggioranza dimostra per l'ennesima volta che noi stiamo calpestando tutte le regole, stiamo strumentalizzando e usando le istituzioni di questo Paese solo per garantire e assicurare l'impunità al presidente Berlusconi". "Se tutto ciò - ha aggiunto - viene unito a quello che è avvenuto oggi e sta avvenendo sul processo breve, non abbiamo nessuna difficoltà a dire che noi siamo dentro una dittatura della maggioranza".
A stretto giro la replica di Gregorio Fontana, del Pdl, segretario di presidenza della Camera: "E' singolare che si gridi alla prevaricazione e addirittura si evochi una dittatura nel momento in cui c'è una richiesta di investire un organo terzo come la Corte costituzionale nel dirimere un conflitto tra poteri".
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