Forze Gheddafi bombardano Misurata. Vertice Londra: il raìs deve andarsene. Clinton: inviato Onu a Tripoli per trattare esilio.
ROMA - L'artiglieria delle forze pro-Gheddafi attacca, con razzi e cannoni dei carri armati, la città di Misurata dove oggi è stata posta fine al blocco del porto imposto dalle forze pro-Gheddafi, consentendo così l'arrivo di aiuti via mare e l'evacuazione di feriti. Lo hanno reso noto gli insorti che oggi hanno annunciato di di aver riconquistato il sito petrolifero di Ras Lanuf. Intanto il governo libico ha annunciato che farà causa a qualsiasi azienda internazionale che concluderà affari con i ribelli nel settore dell'energia.
Il presidente Usa Barack Obama non esclude l'ipotesi di armare i ribelli anti-Gheddafi. «Le sanzioni internazionali e la pressione militare - ha detto il presidente americano - hanno fortemente indebolito il colonnello Gheddafi,che oggi non ha più il controllo di gran parte del Paese». Quanto all'ipotesi di fornire armi, Obama ha detto che gli Usa «stanno esaminando tutte le possibilità in campo per fornire supporto al popolo libico in modo da avere una transizione verso un Paese più stabile e pacifico».
Nyt: amministrazione Obama divisa su armi ai ribelli. Secondo il New York Times, comunque, l'Amministrazione Obama è divisa sull'ipotesi di fornire armi ai ribelli libici ed è in corso «un
acceso dibattito» sulla questione. Citando fonti ufficiali di alto livello, il Nyt scrive che «alcuni temono che fornire armi possa significare un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti in una guerra civile» mentre «alcuni combattenti potrebbero avere legami con al Qaeda».
Londra non esclude di fornire armi ai ribelli. Lo ha detto il primo ministro David Cameron alla Camera dei Comuni parlando durante il Question Time, specificando comunque che nessuna decisione in questo senso è stata presa.
La Gran Bretagna ha espulso cinque diplomatici libici dal Regno Unito. Tra i diplomatici esplusi c'è l'addetto militare. I cinque - ha detto il ministro degli Esteri William Hague - potevano porre «un pericolo per la nostra sicurezza».
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