Roma, 8 apr. - (Adnkronos) - Stop agli interventi chirurgici senza speranza anche se c'è il 'consenso informato' da parte del paziente. Lo ha stabilito la Cassazione sostenendo che i chirurghi che affrontano operazioni che non hanno una speranza agiscono ''in dispregio al codice deontologico che fa divieto di trattamenti informati a forme di inutile accanimento diagnostico terapeutico''.
Il principio è stato sancito dalla IV sezione penale (sentenza 13746) nell'affrontare il caso relativo ad un intervento chirurgico avvenuto l'11 dicembre 2001 all'ospedale San Giovanni di Roma nel corso del quale tre chirurghi avevano operato una signora 44enne madre di due bambine alla quale avevano dato non più di sei mesi di vita perché affetta da neoplasia pancreatica con diffusione generalizzata.
Come ricostruisce la sentenza di Piazza Cavour, la signora, disposta a tutto pur di ottenere un sia pur breve prolungamento della vita, aveva dato il suo consenso informato ai medici per tentare un intervento disperato. Va detto che il reato di omicidio colposo nei confronti dei tre imputati si è prescritto ma la Cassazione non ha potuto pronunciare il proscioglimento nel merito in quanto, come aveva già stabilito la Corte d'Appello di Roma il 28 maggio 2009, ''sussiste la condotta colposa contestata'' a Cristiano Huscher, all'epoca chirurgo primario del San Giovanni e agli altri due medici Andrea Mereu e Carmine Napolitano.
Piazza Cavour ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata perché il reato è estinto per prescrizione,ma non ha rinunciato a chiarire la "mancanza di deontologia" da parte dei chirurghi. In particolare, gli 'ermellini' hanno rilevato che "il prioritario profilo di colpa in cui versavano gli imputati è stato evidenziato dalla stessa Corte nella violazione delle regole di prudenza, applicabile nella fattispecie, non delle disposizioni dettate dalla scienza e dalla coscienza dell'operatore".
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