L’esponente leghista ha parlato di rigorosa applicazione del carcere duro ai tempi in cui era ministro. Ma familiari delle vittime di mafia non ci stanno
L’ex ministro Roberto Castelli non racconta tutta la verità quando parla del rifiuto di una trattativa e, soprattutto, del suo rigore sull’applicazione del 41 bis. Le cose non sarebbero andate esattamente come dice il politico lombardo. Dicono sostanzialmente questo i familiari delle vittime della strage dei Georgofili, la strage fiorentina del maggio del ’93, attribuita a Cosa Nostra, in cui persero la vita 5 persone tra cui una bambina.
41 BIS REVOCATO – La loro associazione ricorda come in realtà nel periodo in cui l’esponente era ministro della Giustizia molte ordinanze relative al regime di carcere duro, furono revocate. ”Pare che nel 2003-2004 l’allora ministro Castelli non abbia accettato di trattare con mafiosi che chiedevano una contropartita per la dissociazione dalla cosca mafiosa di appartenenza” – sscrivono in un comunicato - però “il “12 maggio 2004, 72 mafiosi furono passati da carcere di 41 bis a carcere normale”. “E ancora – aggiungono i familiari delle vittime della strage - il 20 dicembre 2006 abbiamo per caso scoperto che dal febbraio 2006 a Cosimo Lo Nigro e ad altri stragisti di via dei Georgofili era stato revocato il 41 bis”. “Nel corso di questi 18 anni – conclude la nota – l’ondivago comportamento delle istituzioni davanti a soggetti mafiosi pericolosissimi la dice molto lunga a chi di mafia ha visto morire i parenti. La mafia può permettersi di ricattare a cicli più o meno alterni troppi di coloro che rappresentano questo Paese e resta quindi difficile scagliare la prima pietra da parte di chiunque quando si tratta di 41 bis e altri benefici come la dissociazione da concedere alla mafia”.
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